Angela, grazie per aver preso a pugni l’ideologia woke

Oggi hai vinto tu, Angela. Ti hanno strappato il sogno per il quale lotti sin da bambina, ma hai avuto il coraggio di non omologarti al pensiero unico, prendendo letteralmente a pugni l’ideologia woke, la folle deriva che sta distruggendo le fondamenta della nostra società.

La tua vicenda è la cartina di tornasole della sostanziale crudeltà di un’ideologia che, a ragione, molti definiscono virus mentale e le tue lacrime sono un potente simbolo di resistenza contro le assurdità di un sistema che, in nome di una falsa inclusività usata come clava ideologica, calpesta il buonsenso mettendo in pericolo la sicurezza e la libertà delle persone.

In meno di un minuto, sei stata costretta a ritirarti dal ring, non per mancanza di abilità o di forza, ma perché questa assurda dittatura ha voluto affermare se stessa imponendo a te, una donna, di batterti contro un avversario con caratteristiche biologiche maschili.

Questo episodio non è solo una questione di sport, ma una denuncia di come l’ideologia gender possa diventare pericolosa e discriminatoria, soprattutto nei confronti delle donne.

Ma il problema non si limita ai ring o ai campi di gioco. L’ideologia gender penetra nelle scuole, instillando nei giovani l’idea che l’identità sia fluida e modificabile a piacimento e perfino che i nostri bambini possano decidere di cambiare sesso, anche senza il consenso dei genitori.

Questo indottrinamento, che promuove la “disforia di genere” come una realtà da accogliere senza se e senza ma, è una vera e propria macelleria della mente e della fanciullezza. Viene violata la purezza dei bambini, distruggendo la loro identità per trasformarli in automi privi di un senso critico, perfettamente omologati alla dittatura del pensiero unico.

L’ipocrisia è il marchio di questa ideologia. Da un lato proclamano la difesa dei diritti delle donne e dall’altro sostengono l’utero in affitto; dicono di voler proteggere gli ultimi, ma servono gli interessi delle multinazionali; si erigono a paladini della libertà di parola, salvo poi censurare chiunque non si omologhi al politicamente corretto. Questo clima da caccia alle streghe è fatto apposta per dividerci tra buoni (ovviamente loro) e cattivi (chiunque “osi” dissentire).

In questo scenario, il tuo coraggio, Angela, brilla come una luce di speranza. Mi hai ricordato il gesto di Samanta Leshnak, calciatrice americana che nel 2020, scelse di non inginocchiarsi e preferì cantare il suo inno con la mano sul cuore, un gesto semplice ma potente, che le valse l’accusa di razzismo.

Come lei, oggi hai dimostrato che è possibile resistere alla pressione del pensiero unico, difendere la nostra dignità e rifiutare di conformarci a una narrazione che affonda le proprie radici nell’odio e nella distorsione della realtà.

Ormai un secolo fa Chesterton preconizzò che «fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate». Quel tempo è arrivato: ora più che mai è essenziale difendere la nostra capacità di pensare con la nostra testa e di esprimere liberamente le nostre opinioni.

La tua storia, Angela, è un invito a tutti noi a non piegare la testa di fronte all’omologazione forzata, un monito affinché troviamo il coraggio per difendere i valori fondamentali della nostra società. A testa alta, senza paura.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

3 Commenti

  1. Chiedo scusa se qualcuno dovesse restare inorridito o sconcertato, ma la mia idea di destra mi è stata in parte spiegata quando ero ragazzo da ex ufficiali delle SS tedeschi e da ex falangisti spagnoli, i quali a dire il vero mi hanno sempre raccomandato di non seguire le modalità da loro impiegate, di seguire l’evoluzione del mondo e dei tempi e di non essere cieco e ottuso ma di capire che un’ideologia può anche essere messa in discussione da chi la segue quando si percepisce che si va incontro a errori.
    Però una cosa è certa: la ritirata è sempre un’onta, è diversa da una sconfitta subita dopo aver combattuto strenuamente.

    Soprattutto se dovesse succedere il caso, che io auguro di cuore, che una delle prossime avversarie della/del pugile algerina/o riuscissero a suonargliele di santa ragione.
    Quale sarebbe il pensiero comune?
    “Guarda gli italiani che fuggono…”
    A meno che non saremmo costretti a porre dei dubbi anche sull’altra pugile che riuscisse a vincere?

    Guardate in che situazione poco onorevole ci siamo cacciati.

    Ripeto: la figura della/del pugile algerina/o è un abominio!!!
    Ma lo è anche la ritirata!!!

    Soprattutto per rispetto verso molte altre donne italiane che se avessero avuto possibilità e opportunità di essere là avrebbero combattuto strenuamente e magari vinto.

    Per rispetto ad iniziare verso Caterina Sforza che 600 anni fa combatteva con la spada in mano e in prima linea per liberare la Romagna dal giogo iniquo dello Stato della Chiesa.

  2. Siamo anche di memoria corta.
    Vi ricordate le povere atlete della DDR e di altri paesi comunisti imbottite di farmaci e manipolate geneticamente per acquisire un fisico maschile e gareggiare con donne ma portando un fisico da uomo?
    Quei regimi le costringevano così, certamente con il consenso delle stesse atlete “manipolate”, che guadagnavano meriti verso il loro regime, spesso poi rovinandosi la vita.
    E’ la stessa storia di manipolazione genetica, per far combattere questa volta un uomo contro delle atlete donna, e vincere facile. Poco importa che questo golem sia ora di un paese ufficialmente islamico, probabilmente per loro è meglio far combattere un uomo travestito da donna che non delle donne vere. La morale non cambia: non c’è alcuno spirito sportivo, ma di che stupirsi?
    Lo spirito sportivo è solo occidentale, le culture totalitarie non lo concepiscono, per loro conta solo prevalere sull’altro.
    Ma il fatto grave è che il comitato olimpico e chi lo ha nominato sia cieco di fronte alla mancanza di sportività, che dovrebbe essere l’unico criterio applicabile, e invece applica come tu dici criteri ideologici di un fanatismo ottuso e anti sportivo.
    Che ci sia nel comitato olimpico un parente di quel tale Zan, che sosteneva essere uomo o donna chi riteneva di esserlo?

    Vorrei vedere adesso se l’algerino travestito da donna lo faranno affrontare altre atlete.

    Spero questa vergogna abbia termine.

    Con affetto

    Alessandro

  3. Però adesso basta con il piagnisteo.

    Come si diceva in Mad Max, ” Due combattono, uno vince”.

    La prossima volta dobbiamo essere noi a vincere.
    La follia dei woke e dei perbenisti, dei radical-chic e dei liberal-democratici, si combatte essendo più cattivi, piu duri, più spietati di loro.

    Non voglio credere che in Italia tra le nostre donne non ce ne siano in grado di prendere letteralmente a pugni l’avversaria/o della Carini.

    Se avesse avuto 20 anni avrei detto a mia madre di diventare pugile.
    Solo che adesso ne ha 83 ma ha ancora una forza bestiale.
    É una vecchina snella e aggraziata pugliese, della provincia di Foggia, ma la sua famiglia, casi della storia, è originaria della Norvegia.
    Una donna del Sud con aspetto nordico, occhi azzurri e capelli argento con i riflessi biondi, stile Targaryen, pelle bianchissima. Zappa l’orto e taglia la legna con l’ascia, ascia che suo padre a dato a lei e non ai figli maschi, forse certo dello stesso DNA delle sue antenate guerriere dei fiordi.
    L’anno scorso al mercato ha spaccato il suo bastone da passeggio in testa ad un ragazzo drogato che la voleva scippare e gli è corsa pure dietro.
    Purtroppo ha 83 anni.

    Ma io so che in Italia c’è un’altra donna, una che è superstrafiga, una potenza nelle arti marziali di cui è campionessa e un portento di bellezza e femminilità:

    Elisabetta Canalis!!!!

    Io ho visto un video di una sua gara di kick-boxing e vi dico che è devastante.
    Sono sicuro che se ci fosse stata lei e usando solo i pugni avrebbe gonfiato la faccia all’algerina e comunque avrebbe combattuto oltre il gong, oltre la morte, caparbia come è non si sarebbe mai ritirata.

    Anzi, se Elisabetta avesse modo di leggere in questa sede o qualcuno la potesse contattare, sicuramente lei saprebbe dirci come e cosa si deve fare per menare botte di santa ragione, vincere e essere delle vere superdonne.

    Chiedete a lei e se io sbaglio, solo da lei accetterei una correzione.

    Comunque in Italia ci sono donne belle e in grado di battere l’algerina.

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