Ramelli è il giovane militante del Fonte della Gioventù tragicamente ucciso da un commando di Avanguardia operaia, estremisti di sinistra, colpito a sprangate. Il tutto avvenne a Milano, nel 1975. Stava tornado a casa, il 13 marzo, quando fu assalito e colpito con delle chiavi inglesi. Il giovane, che aveva soltanto 18 anni, venne lasciato a terra, con il corpo esanime ricoperto di sangue. Ramelli, per gli antifascisti in servizio permanente, a quanto pare non è degno di essere ricordato con un francobollo, che uscirà il 29 aprile del 2025. In un articolo pubblicato su Repubblica intitolato “Da El Alamein a Ramelli, i francobolli nostalgici di Urso diventa un caso. La protesta dell’Anpi”, il quotidiano sostiene che “una vicenda oggettivamente triste, un esecrabile omicidio che si inserisce nella complessità di un periodo storico drammatico, con l’estremismo nero che stava e avrebbe insanguinato ancora il Paese”. Ma nessuna citazione per il terrorismo rosso di quegli anni, che ha effettivamente ucciso Ramelli e tanti altri giovani militanti. “Il ricordo di Ramelli – continua – è diventato un’occasione per la legittimazione di un’intera area politica. Otto giorni fa Porta a Porta dedicava tre quarti d’ora di puntata al caso Ramelli, accostando le violenze dell’epoca alle proteste studentesche degli ultimi giorni contro il governo”. Come se non ci fosse alcuna similitudine tra gli Anni di Piombo e il clima di odio che sta crescendo nei grandi atenei italiani. Per fortuna, non si è arrivati di nuovo a quei tristi livelli, ma sarebbe meglio evitare di inasprire ulteriormente i toni piuttosto che fomentarli, parlando di “personaggi collusi col fascismo, antisemiti e squadristi”.
L’Anpi e i morti di serie B
L’epoca dell’odio politico degli Anni ’70 dovrebbe ricordarci che la democrazia non è scontata, che fare politica è un privilegio, oltre che un impegno civico. Bisognerebbe ricordare le vittime di quegli anni come martiri di un odio ideologico, di una polarizzazione estrema che andrebbe evitata oggigiorno. Invece, come riportato nello stesso articolo, l’Anpi si schiera dalla parte delle divisioni ideologiche. La tesi di fondo, non dichiarata ma che emerge chiaramente dal contesto, è che Ramelli e, in generale, le vittime di destra, non sono all’altezza di essere ricordati. Secondo Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, mentre a Ramelli verrà dedicato un francobollo, il governo non vorrebbe ricordare altri eventi, come le stragi di Brescia del 1974 e del treno Italicus e la strage di Bologna. Tesi facilmente smentiti perché anche per questi eventi, il Mimit ha creato dei francobolli ad hoc quest’anno. Per la strage di Bologna, il francobollo risale al 2020. “Qui – ha detto Pagliarulo – non è in discussione la gravità dell’assassinio efferato di Ramelli. È in discussione la strumentalizzazione di quella morte, un tentativo di ridisegnare gli anni Settanta in un modo che non corrisponde alla realtà. Non ha senso fare un francobollo su Sergio Ramelli, su cui è stato istituito una sorta di culto neofascista, in mancanza di iniziativa di “memoria postale” rispetto ad altri eventi gravissimi che sono avvenuti in quella fase storica”. In pratica, gli altri tragici eventi meritano dei francobolli; Ramelli no. Indegno.
Ma cosa vuole l’Anpi? La seconda guerra mondiale è finita da un pezzo: SONO LORO CHE NON HANNO PIÙ SENSO DI ESISTERE! Devono finirla di continuare a fomentare odio.