Un fisco amico: è questo l’obiettivo del governo Meloni che, da sempre, è al fianco di lavoratori e imprese. Va in questo senso, ad esempio, la distinzione tra chi può lavorare e sceglie di non farlo e chi invece non può, un fatto di “giustizia” secondo il premier; vanno in questa direzione i circa 6 miliardi di euro contenuti nella prossima legge di Bilancio da investire in vari settori, dalla microelettronica alla space economy fino alla blue economy. E va in questa direzione soprattutto il decreto legislativo approvato ieri dal Consiglio dei Ministri che introduce norme sulla semplificazione dei controlli sulle attività economiche. La manovra, voluta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dal ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo e dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, è infatti in linea con la volontà di Fratelli d’Italia e del centrodestra di essere dalla parte delle imprese: “Lo Stato – dice lo stesso presidente
Meloni – deve essere alleato di chi produce ricchezza, di chi crea posti di lavoro, non un nemico”. Ed è in questo direzione, ad esempio, che vanno anche gli incentivi, previsti nella prossima manovra, per imprese che assumono persone riconducibili a categorie fragili, come donne, giovani o ex percettori del reddito di cittadinanza.
Il decreto in particolare nasce con l’esigenza di semplificare i controlli eliminando di fatto le loro
duplicazioni. “Il governo – spiega il ministro Zangrillo – punta a ridurre gli oneri amministrativi, soprattutto per le piccole imprese, ad accrescere la trasparenza amministrativa, a incidere i fenomeni corruttivi, migliorando la competitività e lo sviluppo del territorio”. Quella approvata ieri in Consiglio dei ministri è, in pratica, un’altra misura a favore dell’imprenditoria italiana, soprattutto delle medie e piccole imprese, atta quindi ad aumentarne la competitività e a non frenarla dinanzi alle lungaggini dei controlli fiscali. Nel dettaglio, il decreto elimina gli adempimenti amministrativi “non più necessari” mentre semplifica quelli “non proporzionati”, utilizzando una valutazione del rischio per la programmazione dei controlli, al fine di “focalizzarli – si legge nella nota emanata dal Consiglio dei Ministri – su attività economiche che presentino un livello di rischio più elevato” e al contempo allentare la presa nei confronti dei soggetti che ottengono il “report di basso rischio”, con al massimo un controllo all’anno. Altre misure, inoltre, riguarderanno la trasparenza dei controlli: sarà applicato il principio della fiducia nell’azione delle attività economiche “in modo da minimizzare le richieste documentali e la valorizzazione di procedure collaborative e di dialogo tra amministrazioni e attività economiche”; saranno utilizzate tecnologie informatiche nelle attività di controllo e sarà previsto un censimento generale dei controlli di competenza delle amministrazioni, che dovranno pubblicare l’elenco dei controlli di loro competenza. L’obiettivo dunque è chiaro: lo Stato non dovrà più vessare i cittadini né le imprese. Il decreto in questione è un primo passo verso questo obiettivo e verso un’ambita sburocratizzazione del sistema: “Finalmente – dice il ministro Urso – il nostro Paese si doterà di
un nuovo sistema di controlli sulle attività economiche, che saranno più razionali ed efficaci”. Insomma, meno controlli, tali da non bloccare le imprese, ma più efficaci, per punire chi veramente trasgredisce la legge.