Arretratezza, scafisti, ONG: il circolo vizioso che alimenta i flussi migratori e che il governo Meloni sta contrastando

Gli sbarchi sono in calo, il lavoro del governo Meloni sul tema dell’immigrazione va avanti, il traffico di esseri umani nel Mediterraneo è drasticamente diminuito dopo che l’accordo con la Tunisia è entrato pienamente in vigore. Intanto ieri, durante la prima Cabina di regia del Piano Mattei, Giorgia Meloni ha annunciato la sua presenza in Egitto per siglare, com’era stato già annunciato nelle scorse settimane, un Memorandum d’intesa molto simile proprio a quello con la Tunisia. E ancora per la definizione di linee strategiche nell’ottica, appunto del Piano Mattei.

Dunque, si capisce che, anche dopo i primi – e tanto attesi – ottimi risultati in fatto di sbarchi, l’impegno del governo Meloni non si è fermato. Ma nel Mediterraneo, purtroppo, si continua a morire. Un gommone con 66 persone a bordo è rimasto in balia delle onde a largo delle coste libiche, mentre 22 persone, tra cui 7 bambini, sono morte al largo di Canakkale, in Turchia. Dunque, il problema, seppur combattuto, persiste. E persiste perché dietro agli sbarchi, ai continui flussi provenienti dall’Africa sub-sahariana, si cela – e nemmeno tanto – lo spettro delle mafie locali. Intere organizzazioni criminali che hanno fatto della disperazione dei migranti il proprio mestiere. In cambio di soldi – e non pochi – promettono un mondo migliore e su barconi spesso di fortuna ammassano quante più persone per arrivare, dopo pochi chilometri, laddove ci si possa “sentire al sicuro”. Molti di questi barconi non raggiungono certamente le coste europee, si fermano prima, “bloccate” dalle navi umanitarie delle ONG. Lo spettro è quello di accordi tra scafisti e queste ultime, ma in ogni caso la loro influenza sulla partenza dei flussi è molto forte. In altre parole, le persone iniziano il viaggio verso l’Europa perché sanno che posso affidarsi ai trafficanti di essere umani per attraversare il mare; e così gli scafisti possono alimentare il proprio business perché hanno la certezza che, dopo poche migliaia di metri, le ONG arriveranno in soccorso dei migranti.

È, insomma, tutto un circolo vizioso che si auto-alimenta e che alimenta il triste esodo che vede famiglie intere lasciare la propria Madrepatria per cercare quel futuro promesso da chi lucra su certi bisogni. Questo è il lavoro che deve essere portato a termine dal governo Meloni: consentire un pieno sviluppo ai Paesi d’origine dei flussi migratori per permettere ai possibili migranti di restare nelle proprie terre natie e, al contempo, contrastare il traffico illegale di essere umani su cui intere organizzazioni criminali lucrano. Due obiettivi raggiungibili solo tramite la cooperazione internazionale, inglobando quanti più protagonisti nelle trattative. Gli sviluppi del Piano Mattei e la volontà, che man mano si sta concretizzato, di allargare anche agli altri Paesi nord-africani gli accordi sul modello tunisino, dimostrano che effettivamente, dopo anni di negligenza, il governo italiano guidato da Giorgia Meloni ha imboccato la strada giusta.

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