“Meloni, Salvini, Open Arms. Qua tira aria di governo tecnico”. Queste le parole dette stamani da Massimo Magliaro, presidente della Fondazione Almirante e direttore di Rai International dal 2000 al 2006, al programma “L’Aria che Tira” su La7. In studio la frase è passata quasi inosservata, giusto qualche battuta e poi si è cambiato argomento, tuttavia la domanda sorge spontanea: c’è del vero in questa affermazione?
Stampa e magistratura contro l’Esecutivo
Certa stampa ha messo da tempo nel mirino l’Esecutivo, attraverso diverse operazioni volte a screditare la maggioranza. Emblematica l’inchiesta sotto copertura su Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, accusato di crescere giovani fascisti per alcuni video estrapolati dopo ore di filmati attraverso un infiltrato che ha ripreso ventenni in momenti conviviali, successivamente dati in pasto al grande pubblico dalla trasmissione “Piazzapulita” di Formigli. Stampa di parte che inventa fake news per screditare il governo: dall’accusa di voler togliere l’assegno unico per le famiglie, prontamente smentita da Meloni e Giorgetti, alla bufala sugli agenti cacciati da Palazzo Chigi, negata dallo stesso sindacato di polizia (Coisp) tramite il suo segretario generale, Domenico Pianese: “Non è stato allontanato da Palazzo Chigi nessun appartenente alla polizia ma sono stati impegnati in compiti propri di sicurezza della presidenza del Consiglio e del presidente del Consiglio”. Per non parlare del cosiddetto “Richelieu” di Fratelli d’Italia, Arianna Meloni, colpevole di essere la sorella della Premier e quindi strumento per attaccare il governo. Accusata di occuparsi addirittura delle nomine governative è stata costretta a ribadire più volte che il suo lavoro attiene al partito, occupandosi della segreteria politica e del dipartimento Adesioni: “Non stando al governo le nomine non mi competono, mi occupo di quelle che sono le mie competenze. È una ricostruzione giornalistica”. Inoltre, il caso Sangiuliano fa tornare alla mente gli anni di Berlusconi, assaltato dalla stampa di sinistra per vicende private, gossip che mira a mettere in dubbio la professionalità di chi lo subisce e porta, come in questo caso, alle dimissioni del ministro, nonostante non vi siano evidenze di spese pazze fatte con i soldi pubblici o segreti rivelati a persone terze e la vicenda non attenga alle capacità politiche di Sangiuliano ma solamente alla vita personale.
In questo intreccio entra anche una parte di magistratura. La maggioranza vuole riformare la giustizia attraverso la legge Nordio, evidentemente non apprezzata da alcuni magistrati che ricorrono al processo politico per difendere le proprie prerogative. Proprio ieri per il vicepremier Matteo Salvini è arrivata la richiesta di 6 anni di carcere per il caso Open Arms. All’epoca ministro dell’Interno decise di non far sbarcare la Ong, decisione politica in linea con l’allora governo capitanato da Giuseppe Conte, nessuno degli esponenti di quel governo, a parte Salvini, si trova a dover affrontare un processo per le vicende di quel giorno. Il terreno di scontro più acceso è l’immigrazione, con giudici che scelgono di spostarsi in Sicilia per poter decidere chi può o non può entrare in Italia, cercando di ostacolare la battaglia di Meloni contro i trafficanti di esseri umani, apprezzata e studiata da tutta Europa. Gli sbarchi calano ma i magistrati contrastano l’azione del governo a colpi di sentenze, come afferma il deputato di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del dipartimento Immigrazione: “Da quando è entrato in vigore il decreto del governo che disciplina le procedure accelerate di frontiera per sveltire i rimpatri degli irregolari, su 28 richieste di trattenimento i magistrati ne hanno bocciate 26: oltre il 90%. Uno squilibrio enorme, anche considerato che la percentuale di sentenze di questo tenore pare sia fortemente aumentata con l’inizio di questo governo”.
La strategia della sinistra
Per completare il quadro bisogna aggiungere le politiche portate avanti dall’opposizione, unite solo dal nemico comune, basate sull’antifascismo con la continua accusa a Fratelli d’Italia di “coccolare” l’estrema destra, additando il partito al governo come un partito antidemocratico e con derive fasciste. Una strategia basata sulla mostrificazione dell’avversario, fatta di attacchi personali che nulla hanno a che vedere con la politica ma mirano a dipingere gli esponenti di FdI come pericolosi. Quella retorica che cavalca l’odio e porta a posizioni estreme. Addirittura la sinistra è titubante sul sostegno a Raffaele Fitto come Commissario Ue, pur di andare contro il governo Meloni rischiano di penalizzare l’Italia in Europa, forse col retropensiero di rendere più debole la maggioranza agli occhi degli altri paesi e degli stessi cittadini italiani.
Bufale giornalistiche, sentenze contro il governo, demonizzazione dell’avversario, il nome di Draghi all’orizzonte, ora possiamo rispondere alla domanda iniziale: sì, tira aria di governo tecnico.