Atreju 2024 al via: “Bisogna riscoprire le nostre radici”

Atreju ha preso il via. Oggi 8 dicembre è la prima di sette giornate interamente dedicato alla festa di Fratelli d’Italia, che quest’anno sarà più grande che mai: quasi 400 ospiti, centinaia di dibattiti su tutti i grandi temi di attualità, e non solo. Interverranno esponenti del governo, della maggioranza e anche dell’opposizione, in quella consuetudine ormai affermata e quanto mai giusta che vuole Atreju una festa aperta al dialogo e al confronto, qualunque sia l’ideologia di appartenenza.

Tutto ha avuto inizio alle 17, con L’accensione dell’albero di Natale all’interno del Circo Massimo a Roma, dove si svolgerà l’evento. Poi l’attenzione si è spostata nella sala Marco Polo, una delle due tendostrutture che sorge tra i tipici mercatini di Natale e la pista di pattinaggio. Al suo interno, dei pannelli dedicati alle Donne Patriote d’Europa: nomi come Giovanna D’Arco e Santa Caterina da Siena, per arrivare fino a Maria Callas e Marie Curie: grandi donne che hanno costruito la nostra storia. La sala era gremita, malgrado la forte pioggia che si abbattuta su Roma.

All’evento di apertura, introdotto dall’onorevole di Fratelli d’Italia Guerino Testa, hanno partecipato Marcello Pera, ex presidente del Senato, e il giornalista Tommaso Labate. “Viva il nuovo corso della politica italiana”: si è presentato così Pera al pubblico di Atreju nel panel “Le istituzioni per la tutela della cultura e delle tradizioni”. Secondo Pera, tutto partì già nel 2001, quando la cultura occidentale venne messa pesantemente in discussione, unitamente poi al fallimento della globalizzazione, una “utopia” dalla quale “sono rinate le Nazioni. Si è scoperto che le Nazioni si erano indebolite dalla globalizzazione, e così anche la democrazia si è indebolita”. Giorgia Meloni, dunque, “invita a recuperare una tradizione che si stava perdendo”, quella della nostra cultura ma anche della democrazia. È in atto, adesso, una “riscoperta delle nostre radici”. Perché “se perdiamo quelle radici, noi perdiamo la nostra identità”. Questa la differenza tra i progressisti, che vorrebbero un uomo totalmente staccato dal suo passato, e i conservatori, il quale sa bene il valore delle radici e della democrazia.

Non deve esserci dunque l’egemonia culturale imposta dal governo, ma deve nascere spontaneamente dal popolo. “Non vogliamo imposizioni di idee dal potere politico”: questa è la base del pensiero conservatore. Bisogna dunque riprendere figure positive, come quelle di Margaret Thatcher o di Ronald Reagan, per comprare a pieno la storia del pensiero conservatore e quanto questo si radica nel concetto di democrazia.

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