Atreju, il “non allineato”: cosa significa essere liberi oggi

“Uomini sempre poco allineati”: il titolo del secondo panel di Atreju. Anche Atreju, del resto, era un personaggio poco allineato, come ha ricordato Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura. Atreju combatteva contro il nulla che avanza: un tema attualissimo oggi come allora, quando la comunità della destra fondò la sua festa annuale.

Oggi sono intervenuti personaggi poco allineati, come Pietrangelo Buttafuoco, Fausto Bertinotti e Paolo Bonolis. Oltre alla ribellione, in un mondo sempre più veloce e complicato, il disallineamento non è più semplicemente riuscire a dire la propria in difformità con il resto del mondo, ma è anche e soprattutto sapere dove e quando rallentare, mollare la presa di fronte alla velocità odierna: “Oggi il disallineamento è fermare il treno, scendere dal treno” ha detto Bertinotti, al suo ritorno ad Atreju.

L’allineamento, per Paolo Bonolis, non è qualcosa di negativo, se avviene con la propria coscienza: “Allinearsi è un peccato se avviene per convenienza, paura o ignoranza” ha spiegato il conduttore televisivo. Troppi ragazzi scelgono di omologarsi, ad esempio, perché è la via più confortevole. Troppe persone, invece, si allineano perché non approfondiscono. Avere la propria visione, aprirsi ad altre idee è la chiave. Essere liberi, per esprimere quelle peculiarità che ognuno di noi detiene: “Ogni persona può esprimere un universo unico e irripetibile”. Quindi sì, allinearsi fa bene, ma “allinearsi sì ma con sé stessi”. È forte questa deriva, pericolosa, soprattutto con le nuove tecnologie. Il famigerato algoritmo, una “forma di deresponsabilizzazione” dell’essere umano. Il rischio di fondo, insomma, è che l’uomo venga sostituito nella sua essenza anche e soprattutto come essere pensante. Un “totalitarismo morbido” l’ha definito Buttafuoco, che in nome del giusto vuole imporre il “pensiero unico”. Un “inferno ideologico”, che arriva anche a definire la donna come una “persona con utero”. Bonolis ha raccontato un aneddoto che l’ha visto protagonista, con le televisioni cinesi che volevano acquistare il suo noto programma, “Ciao Darwin”: andò male, perché per i comunisti cinesi erano impossibile proporre continuamente categorie diverse da far scontrare nel gioco. Questa dunque la deriva: allinearsi e non permettere a ognuno di esprimere il proprio e personale io. E il pericolo, oggi, deriva indipendentemente da Occidente o da Oriente. Una deriva da bloccare.

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