In occasione di “Atreju 2023 Bentornato orgoglio italiano” il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia ha rilasciato un’intervista a “La Voce del Patriota” per l’occasione in edizione cartacea.
Di seguito il testo dell’intervista.
Tredici mesi in cui incombenze e imprevisti non sono certo mancati al governo Meloni, che continua incessante il proprio lavoro per rilanciare la nazione. Il senatore Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia in Senato, ripercorre i successi ottenuti e gli obiettivi futuri.
Presidente Malan, un bilancio del primo anno di governo?
Assolutamente positivo. Lo dicono i numeri, non le opinioni personali: il consuntivo dell’anno che termina ad agosto 2023, così come pubblicato dall’Istat, ci dice che per quest’anno il saldo positivo tra nuovi posti di lavoro e quelli che si sono eventualmente perduti è di 523mila nuovi occupati. Addirittura più numerosi (550mila) sono i posti come dipendenti permanenti. A ottobre si è raggiunto il massimo storico assoluto degli occupati, il 61,8%. Non era mai stato registrato un tasso superiore a questo, sia nel totale degli occupati, sia per quanto riguarda gli uomini e le donne, ove considerati separatamente. Siamo anche al tasso minimo di disoccupazione dal 2009 (7,4%). Risultati che sono sotto gli occhi di tutti e che gli elettori ci riconoscono, dal momento che il governo Meloni ha ancora accresciuto il consenso che nel settembre 2022 ci consentì di vincere le elezioni.
Se dovessimo associare due aggettivi alla manovra di bilancio?
Seria e affidabile: gli stessi aggettivi che associo al governo Meloni. Sulla manovra di bilancio grava, purtroppo, il peso della pessima gestione dei governi del passato: penso, soprattutto, al Superbonus, scelta sciagurata dell’esecutivo giallorosso che anche il prossimo anno costerà 20 miliardi alle casse dello Stato. Chi ci ha preceduto ha tentato di guadagnare voti con i soldi che poi tocca al governo Meloni tirare fuori. Questa condizione ci ha dunque imposto di dare priorità a temi specifici.
Famiglie, lavoratori, imprese. Sono questi i tre perni attorno ai quali si snoda la manovra?
Esattamente. Pongo l’accento sulla famiglia, per le cui politiche il governo Meloni ha investito risorse record nelle due manovre di bilancio approvate in questi tredici mesi. Due misure su tutte: abbiamo aumentato l’assegno unico e previsto importanti sgravi fiscali e contributivi per le madri lavoratrici. Il nostro obiettivo, ambizioso ma centrale per il futuro della nazione, è rilanciare la natalità nonché affermare culturalmente il valore della famiglia quale cellula fondante della società ed elemento indispensabile per la tenuta economica e sociale, cosa che peraltro è la stessa Costituzione a dire. A proposito di lavoratori e imprese, ricordo poi che con la manovra riduciamo la pressione dell’erario, prevedendo la proroga del taglio del cuneo fiscale (misura che porta soldi in più in busta paga) e l’avvio della riforma dell’Irpef a vantaggio soprattutto dei redditi fino a 28mila di euro. È inoltre opportuno smentire alcune false informazioni che la sinistra agita sul tema della sanità: su questo settore stanziamo oltre 3 miliardi di euro in più, portando il fondo totale a 136 miliardi. Si tratta di un ammontare senza precedenti, il più elevato nella storia d’Italia. Ricordo che nel 2019 la spesa sanitaria è stata di 115 miliardi e, negli anni del Covid, comprese le spese per vaccini e dispositivi sanitari ad hoc, tra i 122 e i 127 miliardi. Ricordo anche che il DEF del governo Draghi a primavera del 2022, approvato da tutta l’attuale opposizione, prevedeva una riduzione della spesa sanitaria. Oggi hanno il coraggio di lamentarsi perché non aumenta abbastanza e hanno addirittura il coraggio di dire che l’abbiamo diminuita perché anziché usare il metro di quanto denaro è stato stanziato, parlano di percentuale del Pil. Siccome avevano fatto crollare il Pil con una irragionevole e rovinosa gestione dell’emergenza Covid, la proporzione con il Pil era maggiore, ma è un imbroglio di cifre.
Prima delle elezioni del 2022 la sinistra preannunciava una sfiducia di mercati e investitori nei confronti del governo Meloni. Certe “Cassandre” sono state smentite.
Dai mercati piovono continui attestati di stima al governo Meloni. Le tre maggiori agenzie di rating internazionali – Ficht, Standard & Poor’s e Moody’s – hanno confermato l’affidabilità delle nostre politiche economiche. Borsa e spread si trovano a livelli migliori rispetto a prima che ci fosse il governo Meloni: borsa +40% e spread -40 punti. Non sorprende, dunque, che l’Italia sia stata la prima nazione ad aver ottenuto dall’Europa il via libera al pagamento della quarta rata del Pnrr. Il totale ottenuto nel 2023 ammonta così a 102 miliardi, che consentiranno di proseguire lungo la strada della modernizzazione dell’Italia. È l’ennesimo successo del governo Meloni, che soltanto pochi giorni prima di questo via libera aveva annunciato la rimodulazione del Pnrr con l’arrivo di ulteriori 21 miliardi di euro che serviranno, insieme alle risorse messe a disposizione della manovra, a rafforzare la crescita.
Sul tema immigrazione si sta facendo abbastanza?
Il contesto internazionale – tra guerre e crisi interne – ha suscitato un’ondata migratoria senza precedenti. Il governo Meloni è riuscito finalmente a portare il tema al centro dell’agenda europea, sfidando gli egoismi nazionali: oggi tutti a Bruxelles hanno maturato la consapevolezza della necessità di un’azione a livello europeo sull’immigrazione. L’impegno diplomatico del presidente Meloni è servito a far concordare il consesso europeo che se non si interviene sui Paesi di partenza, stabilizzandoli e favorendone lo sviluppo, il problema non si risolve. Quanto agli interventi legislativi, il governo Meloni ha rafforzato controlli e sorveglianza delle nostre frontiere esterne, ha previsto un giro di vite nei confronti dei criminali trafficanti di immigrati clandestini, ha stipulato uno storico accordo con l’Albania che favorirà una gestione del fenomeno regolare. Occorre superare l’idea che in Italia possa venire chiunque e poi rimanerci in qualche modo. Chi non rispetta la legge deve tornare a casa. Anche l’intervento di Giorgia Meloni al Cop28 di Dubai sulla sicurezza alimentare per tutti serve a prevenire le ondate migratorie. Chi migra per sfuggire alla fame non lo si ferma. Al contrario le politiche pseudo ambientaliste portate avanti dalla sinistra in Europa vanno verso la direzione opposta: meno produzione europea, dunque più miseria e fame in Africa, più migranti verso l’Europa e l’Italia.
A proposito di Ue, si avvicinano le elezioni europee. Obiettivi di Fratelli d’Italia?
Scardinare un assetto che ormai da troppo tempo si fonda sulla goffa alleanza tra i popolari del Ppe e i socialisti del Pse. I cittadini europei ne hanno pagato un dazio fin troppo alto, specie sui temi dell’ecologia: ricordo, a tal proposito, gli scempi delle case green, che costringono i proprietari di abitazioni a spendere cifre ingenti per adeguamenti spesso inutili, e dello stop ai motori termici che penalizza la nostra industria a vantaggio della Cina, a spese degli automobilisti. E poi basta con questi continui endorsement europei ai desiderata del radicalismo progressista su temi cardine come famiglia e vita. L’Europa deve, al contrario, riscoprire le proprie radici giudaico-cristiane. Per cambiare paradigma, per promuovere finalmente un maggiore protagonismo dei popoli europei esaltandone l’identità di ognuno, vogliamo trasferire anche in Europa il “modello Italia”, con una solida maggioranza di centrodestra.
Il governo Meloni ha l’opportunità di lasciare una traccia indelebile nella storia d’Italia. Quali sono le riforme più importanti che intende approvare questo Governo?
Prioritaria è la riforma costituzionale, incardinata in Senato nelle scorse settimane. Riteniamo irrinunciabili, perché sono impegni presi con gli elettori, l’impostazione della riforma, l’obiettivo di stabilità, l’elezione diretta del presidente del Consiglio e il rispetto della volontà degli elettori: sta al Parlamento trovare la formula adeguata per ottenere questi risultati e dare all’Italia, finalmente, una riforma degna di una democrazia matura, e con la quale diamo anche migliori prospettive economiche perché gli investitori e gli imprenditori amano la stabilità. Non trascuriamo, poi, l’autonomia differenziata, la conclusione della riforma fiscale e della giustizia.