“In questi quattro anni e mezzo al Parlamento europeo abbiamo proposto il nostro modello confederale di Europa. Una UE che si occupi veramente bene di poche, grandi questioni (dalla politica estera alla difesa comune, dall’immigrazione al mercato unico) e lasci lavorare sul resto gli Stati nazionali, rispettando il principio di sussidiarietà. Non faccia Bruxelles ciò che può fare molto meglio Roma e viceversa”.
È uno dei passaggi dell’intervento del co-presidente del gruppo ECR al Parlamento UE, Nicola Procaccini, contenuto nel numero speciale de “La Voce del Patriota”, distribuito in edizione cartacea nei quattro di giorni di Atreju. “Va in questa direzione – afferma ancora Procaccini- la nostra opposizione al tentativo di forzare i trattati europei, togliendo competenze agli Stati nazionali e portandole verso l’UE, con l’obiettivo di realizzare una sorta di superstato che riduce le nazioni a mere entità amministrative, quasi fossero dei Comuni. Ma vanno in questa direzione anche le politiche migratorie, che Fratelli d’Italia ha sempre posto con una visione strutturale che rifuggisse da soluzioni tampone e dalla scappatoia della redistribuzione degli arrivi, ponendo innanzitutto il tema della dimensione esterna dei confini della UE.
È lì che occorre agire per fermare gli sbarchi di irregolari, aiutando e collaborando con le nazioni di origine e transito dell’immigrazione irregolare, fermando il mercimonio di essere umani. Lo abbiamo detto in tutti i modi a Bruxelles: solo così è possibile bloccare l’immigrazione irregolare favorendo quella regolare. Su questa linea di coerenza, abbiamo inoltre inteso proporre una revisione degli obiettivi del Green Deal, al fine di garantire la sostenibilità e la competitività del nostro tessuto socioeconomico. La strategia disegnata dall’ex vice presidente della Commissione UE, Franz Timmermans, e che le sinistre al Parlamento europeo stanno portando avanti a tappe forzate, è fatta di tempi troppo stringenti e azioni traumatiche che rischiano di creare gravi squilibri economici e sociali a fronte di esigui risultati sul miglioramento dell’ambiente. Non sono in discussione gli obiettivi ma i tempi e le modalità che la UE si è posta in maniera sconsiderata. E’ interpretando queste istanze, che nei mesi scorsi abbiamo aggregato nuovo consenso, facendo convergere sui singoli temi anche altri gruppi politici, dai Popolari fino a ID e parte degli stessi liberali.
Abbiamo un’opportunità storica davanti a noi- conclude Procaccini-correggere l’indirizzo preso dalle istituzioni europee negli ultimi anni, attraverso gli elementi di quella che si configura come una “rivoluzione conservatrice”. Per chi come Giorgia Meloni e me viene dalla destra giovanile l’Europa è stato un sogno, un’idea forte verso cui protendersi mentre altri vagheggiavano l’Unione sovietica, gli stessi che oggi auspicano un super-stato europeo. Sulla distanza tra queste due visioni si giocherà fra sei mesi la partita del futuro della UE”.