Un britannico e un americano sono tra le 21 persone uccise nell’attacco a un polo commerciale con alberghi e uffici nel centro di Nairobi, in Kenia.
Il britannico, come denunciato dal suo datore di lavoro, l’organizzazione benefica Gatsby Africa, è Luke Potter, il direttore dei programmi proprio per l’Africa. Potter, secondo la sua organizzazione, avrebbe dedicato gli ultimi 10 anni della sua vita ad aiutare le persone più povere e vulnerabili del mondo. “Luke è stato molto rispettato per tutto ciò che ha fatto, portando grande determinazione, un’incalzante etica del lavoro e sempre nuove idee per ottimi progetti”, hanno detto i suoi colleghi. “Portava sempre con sé grande calma, e grande senso dello humor in ogni situazione. Era un nostro collega, era un nostro amico…”
Il Foreign Office ha anche comunicato che nello stesso attacco oltre alla morte di Potter è stato registrato anche il ferimento di un altro cittadino inglese.
Jason Spindler è invece la vittima americana dell’attentato. Direttore di una società di sviluppo commerciale che ha sede nella capitale del Kenya era sopravvissuto agli attacchi dell’11 settembre a New York. “E’ con il cuore pesante che annuncio che mio fratello, Jason Spindler, è morto questa mattina durante un attacco terroristico a Nairobi”, ha scritto su Facebook suo fratello Jonathan.”Jason era sopravvissuto all’11 settembre ed era un combattente. Sono sicuro che avrà dato del filo da torcere ai terroristi”.
Sono poi i kenioti la maggioranza delle vittime dell’attentato, come ha riferito un funzionario dell’obitorio all’Agence France-Presse. Alcune di esse non sono state ancora identificate perché sprovviste di documenti, ha anche dichiarato il funzionario. Tra le vittime keniote, la società di consulenza Adam Smith International, con sede a Londra, ha dichiarato che due dei suoi dipendenti sono morti sulla terrazza di un ristorante del complesso, dove la compagnia ha i suoi uffici. Abdalla Dahir e Feisal Ahmed, keniani di origine somala, lavoravano al progetto Somalia Stability Fund gestito dall’ASI per “portare pace e prosperità in Somalia”, ha dichiarato la compagnia aggiungendo che per fortuna altri cinquanta tra dipendenti e consulenti sono stati evacuati in tempo durante l’attentato.
Un’altra vittima dell’attentato piuttosto conosciuta in Kenia, è James Oduor, più noto come Cobra. Oduor, giornalista sportivo famoso per il suo amore per il calcio, era il creatore di”Wadau TV” un seguitissimo blog per i tifosi. Martedì era in prossimità dell’hotel al momento dell’attentato ed è stato tra le prime persone a inviare chiamate di soccorso dal suo account Twitter immediatamente dopo l’inizio dell’attacco. Poi, incurante della sua stessa sicurezza, Cobra ha continuato a twittare, cercando di informare i keniani di quello che stava succedendo e per agevolare le forze speciali, almeno fino a quando non è stato ucciso lui stesso.
Oggi, il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, ha comunicato che le forse di sicurezza del suo Paese hanno avuto ragione degli assalitori, che sono stati tutti uccisi, anche se non è stato detto il numero preciso di quanti fossero, probabilmente più dei quattro stimati in un primo momento. E’ così iniziato il doloroso pellegrinaggio di tutti quelli che potrebbero avere un parente o un amico tra le vittime, e che ancora non hanno ricevuto notizie dei loro cari nelle ultime 24 ore.
Una giovane donna, Njoki, piangendo ha detto: “Mia sorella non è in alcuno degli ospedali indicati e l’ultima volta che siamo riusciti a comunicare con lei era abbastanza tranquilla sebbene si trovasse all’interno del centro commerciale. Ora, dopo tante ore senza notizie, temiamo che sia morta, anche se non abbiamo rintracciato il suo corpo.” Ancora adesso, infatti, non si ha la certezza assoluta del numero delle vittime, vista l’ampiezza della zona degli scontri e il numero dei civili coinvolti – oltre 700 -, e quindi non si escludono brutte sorprese anche se si spera che il numero dei morti sia ormai quello definitivo.