Si muove qualcosa, in Europa, in fatto di automotive. Dopo le per nulla convincenti riaperture della nuova Commissione europea alle derive green, ottenendo il favore iniziale persino dei Verdi, i singoli Stati membri, a poco a poco, hanno iniziato a mostrare titubanze sul piano industriale europeo che per anni ha ridotto all’osso i profitti dell’industria automobilistica. Dopo le proteste italiane e di molti altri Paesi, si è levato persino l’allarme di Francia e Germania.
Bisogna dunque correre ai ripari, ad esempio con il nuovo piano industriale europeo presentato nelle scorse settimane. Il commissario europeo ai Trasporti, Apostolos Tzitzokostas, intervenendo al Sole 24 Ore, ha lanciato le sue linee guida, che però non sembrano convincere pienamente i membri dell’esecutivo italiano. Per il commissario europeo, “oggi i nostri costruttori devono fare i conti con i rischi legati alle catene di approvvigionamento, il caro energia, le carenze di personale, l’aumento del protezionismo e l’eccessiva dipendenza dai fornitori di Paesi terzi”. Per affrontare queste problematiche, il commissario ha annunciato di aver disposto una nuova strategia con iniziative che definisce “rivoluzionarie” in vari ambiti, dall’innovazione alla mobilità pulita, fino alla competitività. “L’Europa deve riconquistare la leadership nella transizione verso veicoli basati sull’IA, connessi e automatizzati. Le automobili senza conducente sono sinonimo di futuro, e il futuro non è più così lontano – ha sottolineato Tzitzikostas –. Nessun Paese ha ancora disciplinato la circolazione di tali auto su strada. Dobbiamo agire tempestivamente. Uno dei maggiori punti di forza dell’Ue è il mercato unico, che ci consente di introdurre norme per la guida automatizzata nell’intero blocco. Lo faremo entro il 2026”. Se queste sono le priorità…
Il ministro: “Basta incertezze. Bisogna superare il Green Deal”
Come detto, però, queste rassicurazioni non sembrano aver convinto i membri del governo italiano, su tutti il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha risposto al commissario ancora sulle colonne del Sole 24 Ore: secondo il titolare del Mimit, infatti, l’automotive sta vivendo un periodo di forte crisi e necessita “di interventi rapidi ed efficaci, senza infingimenti. In questo contesto, l’Europa non può permettersi incertezze né ambiguità”. Ma sono proprio incertezze quelle che, per Urso, emergono dal piano europeo sull’auto: c’è ambiguità, ad esempio, sulla neutralità tecnologia, non viene citato un elemento fondamentale come il biofuel. “Queste contraddizioni non sono semplici dettagli: generano confusione nelle imprese e rischiano di frenare gli investimenti in un momento in cui le fabbriche in Europa chiudono, la disoccupazione cresce e i consumatori non sono in grado di acquistare veicoli perché troppo onerosi. È indispensabile – ha tuonato Urso – che l’Ue definisca chiaramente i principi guida della transizione, allineando dichiarazioni e decisioni”.
Il ruolo dell’Italia è stato decisivo, fin qui, per il rinvio, ad esempio, delle multe previste per quest’anno per lo sforamento dei limiti di anidride carbonica, o per la revisione del regolamento sui veicoli commerciali leggeri. “Ma non basta – dice Urso –. Adesso dobbiamo, senza infingimenti, rivedere I’impianto di politica industriale europeo fondato sulla ideologia del Green Deal del 2020. Il rischio è che la transizione ecologica così concepita, lungi dall’aiutare a posizionare I’Unione europea all’avanguardia tecnologica globale, si traduca in un‘accelerazione della deindustrializzazione del nostro continente. Non possiamo permettercelo”. A tal fine, servono risorse, investimenti, con l’obiettivo di stimolare la domanda, per raggiungere le potenze mondiali, per superare gli effetti negativi provocati da anni di politiche sbagliate. “La Commissione deve fare di più, e più rapidamente: il futuro del settore merita risposte chiare, coerenti e coraggiose”.