Autonomia e premierato, prosegue la strategia del centrodestra per cambiare l’Italia

Due riforme che molti hanno definito complementari. Vanno di pari passo, l’una integra l’altra. Autonomia e premierato, le due maggiori riforme volute dall’esecutivo. La prima appena approvata, la seconda in dirittura d’arrivo, forte del sì di ieri pomeriggio al Senato. In poche ore, entrambi i disegni di legge hanno trovato approvazione in un ramo del Parlamento.

Superare gli inciuci di palazzo

Il primo è stato il premierato, la riforma costituzionale voluta fortemente da Fratelli d’Italia che mira a superare il sistema degli inciuci di palazzo, delle maggioranze create dopo le elezioni, dei Presidenti del Consiglio sbucati fuori dal nulla e del tutto sconosciuti al corpo elettorale. Il premierato ha ottenuto il sì in prima lettura del Senato ieri pomeriggio, malgrado la forte opposizione (sfociata spesso e volentieri in ostruzionismo) della sinistra. Non c’è da biasimarla: la riforma costituzionale comporta l’abbattimento di quei meccanismi che hanno permesso alla sinistra di governare prescindendo dal favore dei cittadini, perdendo di fatto le elezioni. La gioia dei senatori di Fratelli d’Italia è stata tale da sfociare in un flashmob, nei pressi di Palazzo Madama. Lo striscione esposto non permette altre interpretazioni: “Fine dei giochi di palazzo. Con questa riforma decideranno gli italiani”.

Il voto dei cittadini conta

Si tratta di “una riforma fondamentale” secondo Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, “perché mette al primo posto la sovranità popolare dei cittadini con quella contenuta nell’articolo 1 della Costituzione, il cui voto deve pesare. Noi – ha aggiunto – pensiamo che i cittadini avranno più voglia di votare se sapranno che il loro voto conta e ne hanno ovviamente di meno se pensano che il loro voto viene superato da accordi mai promessi e presentati agli elettori o da Presidenti del Consiglio del tutto sconosciuti addirittura prima della loro nomina”. Anche Giorgia Meloni ha avuto modo di festeggiare la prima approvazione della riforma: “La riforma sul Premierato passa in Senato. Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”, ha scritto sui social il Presidente del Consiglio. Una batosta per la sinistra che si è sempre schierata contro, ideologicamente, rifiutando il dialogo proposto dal centrodestra in quella che è una riforma che richiede il più ampio appoggio delle forze politiche. Dialogo, tuttavia, accettato in parte dal centro: “Per noi discutere di elezione diretta del premier non è un’eresia” fanno sapere da Italia Viva, malgrado il voto contrario.

Autonomia: sussidiarietà e coesione

L’altra batosta per la sinistra è poi arrivata questa mattina, con i giornali già in edicola e le agenzie di stampa a diffondere la notizia: l’autonomia differenziata è diventata legge. La tanto vituperata riforma Calderoli ha ottenuto il sì definitivo della Camera con 172 voti favorevoli. Una riforma che ha lasciato discutere di sé. E anche in questo caso l’opposizione è stata feroce in Parlamento, con la rissa scoppiata in Aula nei giorni scorsi dopo che un deputato grillino ha sventolato il tricolore in faccia al ministro Calderoli. I sedicenti democratici, in queste ultime settimane elevatisi a supremi difensori della Costituzioni, non hanno scampo. E non hanno ben compreso la portata della questione: perché l’autonomia (verso la quale si dirigeva già la riforma del Titolo V del 2001 voluta proprio dal centrosinistra) va a completare il premierato, creando così un modello virtuoso basato sulle Regioni, dotate di “carta bianca” su parecchi argomenti, in virtù dei principi di sussidiarietà e di adeguatezza, guidate però da un governo centrale forte e stabile, come vuole il premierato. “Più autonomia, più coesione, più sussidiarietà. Ecco – ha scritto Giorgia Meloni sui social – i tre cardini del disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato alla Camera. Un passo avanti per costruire un’Italia più forte e più giusta, superare le differenze che esistono oggi tra i diversi territori della Nazione e garantire gli stessi livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sull’intero territorio. Avanti così – ha concluso –, nel rispetto degli impegni presi con i cittadini”.

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La Redazione de La Voce del Patriota

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