La recente Giornata nazionale contro il bullismo ha rappresentato un’occasione utile per analizzare lo stato della società, la qualità delle relazioni che la animano, lo stato di salute delle giovani generazioni. E il quadro che ne esce fuori, spesso, è desolante.
I reati legati all’abuso dei social sono in aumento, come gli episodi di violenza perpetrati dai singoli o dalle baby gang. La violenza spesso si trasforma in una tendenza alla moda, da imitare. Le baby gang sono un fenomeno in crescita, radicato in vaste aree del Paese, oggetto di un ampio dibattito pubblico divisivo, che sfiora i temi del disagio giovanile e delle sue devianze, l’immigrazione incontrollata ed i limiti dell’integrazione, l’abbandono delle periferie e la diffusione delle droghe, la violenza sotto ogni sua forma.
A seguito di una maxioperazione della Polizia di Stato di pochi giorni fa, 142 giovani sono stati denunciati in stato di libertà per ricettazione, possesso di armi e strumenti atti ad offendere e detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio, tra loro 29 minorenni.
Nel corso dell’operazione sono state tratti in arresto in flagranza di reato o sottoposti a fermo di indiziato di delitto 60 maggiorenni e 13minorenni per reati contro la persona, il patrimonio e in materia di sostanze stupefacenti. A Milano i controlli si sono concentrati in alcune aree dove si registra un alto numero di episodi criminosi legati ai gruppi giovanili di strada. Nel quartiere Quarto Oggiaro è stato smantellato un hub di droga gestito da un giovane italiano. Sempre a Milano, nel corso delle attività, tra le altre cose è stato sequestrato un fucile a canne mozze.
Secondo uno studio compiuto da Transcrime, il centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica di Milano, Alma Mater Studiorum Università di Bologna e dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno e con il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia, le gang giovanili sono presenti nella maggior parte delle regioni italiane e la loro presenza è indicata come in aumento in diverse aree del paese: “Le gang giovanili rilevate sono principalmente composte da meno di 10 individui, in prevalenza maschi e con un’età compresa fra i 15 e i 17 anni. Nella maggior parte dei casi i membri delle gang sono italiani, mentre gruppi formati in maggioranza da stranieri o senza una nazionalità prevalente sono meno frequenti”. I dati dello studio, risalente all’ottobre 2022, hanno evidenziato situazioni di marginalità o disagio socioeconomico per molti dei componenti delle gang giovanili. Tuttavia, questa condizione non è sempre verificata, specialmente per alcuni gruppi a prevalenza italiana. “I crimini più spesso attribuiti alle gang giovanili sono reati violenti (come risse, percosse e lesioni), atti di bullismo, disturbo della quiete pubblica e atti vandalici. Meno frequenti e di solito commessi da gruppi più strutturati sono lo spaccio di stupefacenti o reati appropriativi”.
L’analisi conferma inoltre come il fenomeno delle gang giovanili sia molto variegato e complesso. In particolare, è possibile rilevare almeno quattro tipi di gruppi con diverse caratteristiche e una diversa distribuzione sul territorio: “Gruppi privi di una struttura definita prevalentemente dediti ad attività violente o devianti: presenti in tutte le macroaree del paese, sono il tipo maggiormente rilevato e più consistente numericamente, un’ampia maggioranza di questi gruppi è coinvolta in reati violenti.; Gruppi che si ispirano o hanno legami con organizzazioni criminali italiane: presenti specialmente nel Sud del paese, sono composti quasi totalmente da italiani;
Gruppi che si ispirano a organizzazioni criminali o gang estere: presenti prevalentemente in aree urbane del Nord e Centro del paese e composti in prevalenza da stranieri di prima o seconda generazione;
Gruppi con una struttura definita ma senza riferimenti ad altre organizzazioni e dediti ad attività criminali specifiche: presenti in tutte le macroaree del paese e composti in prevalenza da italiani. Sono particolarmente attivi in reati appropriativi, come furti o rapine, ma anche in reati violenti”.
Tra i fattori che spingerebbero i giovani ad aderire ad una gang giovanile sono particolarmente rilevanti: rapporti problematici con le famiglie, con i pari o con il sistema scolastico, difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale e un contesto di disagio sociale o economico. Influente è anche l’uso dei social network come strumento per rafforzare le identità di gruppo e generare processi di emulazione o auto assolvimento.