“Bangla Campania”, camorra e clandestini: Meloni risolve ciò che la sinistra non ha affrontato

Le parole di Giorgia Meloni, e soprattutto il gesto di presentarsi, lei stessa da Presidente del Consiglio, carte alla mano, davanti al Procuratore nazionale Antimafia, hanno acceso i riflettori su un fenomeno particolare, che aggrava il quadro dell’immigrazione illegale in Italia. Un sistema ben oleato che, in pratica, inserisce anche nell’immigrazione legale, quella regolata dalla legge Bossi-Fini, alcuni meccanismi irregolari che consentono agli extracomunitari di accedere sul suolo nazionale pur non avendo a disposizione un contratto di lavoro. È infatti stato documentato, in questi ultimi mesi di osservazione del fenomeno da parte dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che in molte Regioni, specialmente quelle del Meridione, solo una piccolissima percentuale dei richiedenti asilo vengono poi realmente assunti dai datori di lavoro. Talvolta si è anche arrivati a pagare 15mila euro per raggiungere l’Italia. In Campania il rapporto tra chi migra nel nostro Paese e chi viene regolarizzato con un contratto di lavoro è il più basso: circa il 6%. Tenendo presente, tra le altre cose, che in Campania è destinata circa la metà delle richieste di asilo.

Il sistema

È facile, dunque, pensare a qualche tipo di rapporto tra la criminalità locale, la camorra, e quella del Paese di origine dei flussi. Spessissimo si tratta del Bangladesh. Cosa che ha portato i più a soprannominare “Bangla Campania” la città di Palma Campania, una delle più colpite dal fenomeno, insieme ai vicini comuni di San Gennaro Vesuviano e di San Giuseppe Vesuviano. Molte volte i migranti arrivano in Italia sfruttando una sorta di vuoto legislativo: il fatto, cioè, che in appena venti giorni dal click day, lo Stato ha il compito di scegliere se accettare o respingere la richiesta, e molte volte non ha neppure a disposizione il tempo necessario per verificare se effettivamente c’è un contratto di lavoro pronto. Il che porta i migranti a raggiungere l’Italia prima ancora della formulazione del contratto di lavoro, così da costringere i singoli bengalesi a cercare un impiego in nero. Molte altre volte, tuttavia, l’accordo “illegale” nasce prima ancora della partenza del migrante dalla sua Madrepatria, un accordo, come detto, tra criminalità nostrana e quella del Paese di origine dei flussi. I bengalesi, nelle città del napoletano, vengono spesso “arruolati” dalla camorra, si gettano nel settore dell’alimentare con supermarket che molto spesso non rispettano le condizioni igieniche che dovrebbero essere garantite per legge, ma il più delle volte si ritrovano a lavorare nel settore tessile, in piccole aziende, con orari di lavoro massacrati e paghe ovviamente molto basse. Si tratta anche di grandi firme, che pagano aziende via via più piccole, fino ad arrivare alle realtà dei bengalesi. Ovviamente tutto ciò non potrebbe esserci senza imprenditori compiacenti, che accettano di buon grado il business che si nasconde dietro questo meccanismo, ma fondamentale è anche il ruolo di dipendenti pubblici corrotti. Il che crea un’altra miriade di problemi: la formazione di “ghetti” di immigrati dove si alimenta – verrebbe da dire, anche a ragione – un sentimento di odio verso la società, un malcontento frammisto a condizioni di vita scadenti che non fa che esasperare il malcontento verso la nostra Nazione.

Meccanismo scoperto da Giorgia Meloni

È ora dunque di pensare a nuove idee per il contrasto a questo fenomeno. Le prime idee riguarderebbero un sistema di premialità e di sanzioni per gli imprenditori che assumono, o meno, tanti lavoratori quanti sono stati richiesti durante il click day. Allo stesso modo, un’altra proposta potrebbe essere una sorta di “quota di iscrizione” al click day che verrebbe restituita al momento dell’arrivo dei nuovi dipendenti extracomunitari. Come tutti i sistemi, però, c’è da dire che sarà difficile combatterlo, soprattutto se negli anni è andato via via rafforzandosi. Il merito al Governo Meloni di aver scoperto un sistema che si cela da tempo all’interno degli ingressi legali, ma anche l’onere di risolvere un problema sul quale – è lecito pensare – la sinistra ha glissato per lungo tempo.

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