Controversa è stata la cosiddetta legge sugli extraprofitti voluta dal governo Meloni. Le opposizioni illo tempore sul piede di guerra, parlavano di una norma a favore delle banche, l’ennesima misura a favore dei ricchi da parte di un governo “forte coi deboli e debole con i forti”. A smontare le pretestuose critiche della sinistra ci pensò già il presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Mi fa un po’ sorridere – aveva detto durante la conferenza stampa di fine anno – che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di fare una tassazione sulle banche, siano quelli che quando erano al governo alle banche hanno preferito fare regali miliardari”. Il riferimento era ai decreti salva-banche del PD o al Movimento 5 Cinque Stelle, “cintura nera di aiuti alle banche”.
La legge sugli extraprofitti è in verità il contrario di quanto affermano le opposizioni. Dopo i maggiori guadagni che le banche hanno registrato in conseguenza al rialzo dei tassi d’interesse imposti dalla Banca Centrale Europea, il Governo ha aperto due strade: le banche potevano scegliere o di restituire allo Stato parte dell’imposta o di destinare una cifra pari a 2,5 volte l’imposta a riserva. Gli effetti dunque sarebbero stati possibilmente due: o le banche, scegliendo la prima opzione, avrebbero pagato subito la tassa allo Stato oppure avrebbero rifinanziato le risorse per i prestiti da destinare a famiglie e imprese, così da mettere in atto un circolo virtuoso che avrebbe consentito ai cittadini di avere maggiore liquidità, con conseguente accelerazione del Pil e addirittura un aumento di quanto ogni banca avrebbe dovuto, al rientro del credito, al fisco. “Per lo Stato è un’operazione Win-Win” avevo spiegato Meloni: e in effetti, come in ogni caso lo Stato riceve le tasse sugli eccessivi profitti delle banche, così in ogni caso famiglie e imprese ricevono fondi, o attraverso prestiti delle banche o attraverso rifinanziamenti dello Stato per le maggiori entrate.
Ora, a dare atto della proficuità quanto della lungimiranza della soluzione proposta dal governo, è Bankitalia che, nel suo report riferito al periodo tra il 22 novembre e il 14 dicembre del 2023, ha registrato che su dieci imprese, nove hanno avuto un più agevole accesso al credito, nonostante appunto il rialzo del tasso di policy della BCE di cui sopra. Bankitalia dà un’altra batosta alle tesi della sinistra, decretando la crescita economica italiana anche in merito al lavoro: il divario tra le aziende che prevedono di aumentare il numero di dipendenti e quelle che si aspettano di ridurlo è cresciuto, passando dal’8% all’11%, con un incremento molto più significativo (23%) nel settore delle costruzioni, non intaccato quindi dallo stop al Superbonus. In un sol colpo dunque Bankitalia è riuscita a smentire in modo imparziale le accuse della sinistra: anche grazie alla legge sugli extraprofitti, famiglie e imprese sono riuscite a ottenere, più facilmente rispetto ai competitors europei, prestiti necessari allo sviluppo e all’aumento del Pil. Così l’Italia torna a crescere.