Un teocon si aggira per L’Europa e il suo nome è Steve Bannon. Grande animatore, nonchè aggregatore dei movimenti della galassia alt-right (destra alternativa) americana a sostegno della campagna elettorale di Donald Trump, di cui è stato anche “Chief strategist” una volta approdati alla Casa Bianca. Bannon è da qualche tempo molto presente in Europa con lo scopo di fare un lavoro simile a quello costruito con il Tea Party e gli altri movimenti della destra americana che non si riconoscevano nel conservatorismo classico dei repubblicani.
Egli vuole aggregare i populisti, i sovranisti e tutti quei movimenti conservatori e popolari che voglio dare una spallata all’Unione Europea come la conosciamo oggi. Almeno questo è lo scopo dichiarato, complottismi a parte, ma mettiamo le mani avanti visto che quando ci sono di mezzo gli USA le paranoie non mancano mai; peraltro non tutte le paranoie sono sempre infondate.
Bannon intanto ha lanciato il suo The Movement (una rete di supporto ai partiti dell’area sovranista europea) a cui hanno già aderito – salvo smentite – Marine Le Pen con il suo movimento, Matteo Salvini con la Lega e Giorgia Meloni che con Fratelli d’Italia ha ufficializzato l’adesione ad Atreju, dove l’ex consigliere di Trump è stato ospite poche settimane fa in un frizzante mix di ovazioni e critiche come era normale che fosse nell’ambiente di destra storicamente ricco di sensibilità molto diverse quando si guarda all’America. Anche per questo abbiamo deciso di pubblicare una serie di articoli di approfondimento sul pensiero dell’Alt Right americana secondo Steve Bannon. Bisogna conoscere per comprendere.
Ecco quindi che ci facciamo promotori di un’opera di divulgazione con successiva riflessione e perchè no, critica, visto che divulgare non vuol dire assolutamente condividere ciecamente tutto quanto riportato. Iniziamo dagli estratti (tradotti in italiano da M. Mancini di un suo discorso tenuto in Vaticano nel 2014, invitato da Raymond Burke, capofila dell’opposizione a Papa Francesco in un convegno organizzato dal Dignitatis Humanae Institute, legato ad alcune delle fazioni più conservatrici della Chiesa cattolica, è un think tank che si propone di promuovere una “voce cristiana” nella politica europea.
Prima parte.
IL NOVECENTO, UN SECOLO BARBARO. Vorrei affrontare prima di tutto il tema della creazione di benessere e di ciò che significa la creazione di benessere per una nazione. Parto da qui perché c’è la necessità di imboccare una direzione leggermente diversa da quella attuale. Per un semplice motivo: il mondo, e in particolare l’Occidente giudaico-cristiano, è in crisi. È questo un tema che discutiamo continuamente a Breitbart News (il Think Thank fondato da Bannon n.d.r.), una testata si propone di costruire una piattaforma per portare notizie e informazioni alle persone in tutto il mondo, principalmente in Occidente.
Il nostro scopo è far capire alle persone la profondità di questa crisi, che secondo noi non è tanto una crisi del capitalismo, quanto una crisi dei fondamenti dell’Occidente giudaico-cristiano.
È ironico che oggi, nel momento esatto in cui stiamo parlando, sono trascorsi 100 anni da quando gli Stati Uniti rompevano le relazioni con la Germania avviandosi ad entrare nella prima guerra mondiale, iniziata a Sarajevo con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando. Questa guerra ha portato alla fine dell’epoca vittoriana e ha dato inizio del secolo più sanguinoso nella storia del genere umano. Giusto per mettere tutto in una prospettiva, quando 103 anni fa ha avuto luogo quell’assassinio di Sarajevo, il mondo era in pace totale. C’era il commercio, c’era la globalizzazione, c’era l’inizio dello sviluppo tecnologico. La Chiesa d’Inghilterra e la Chiesa cattolica, e in generale la fede cristiana, erano predominanti in tutta l’Europa. Appena sette settimane dopo, circa 5 milioni di uomini erano in uniforme e dopo soli 30 giorni c’erano già oltre un milione di vittime. Quella guerra ha innescato un secolo di barbarie senza precedenti nella storia dell’umanità: dai 180 ai 200 milioni di persone sono state uccise nel xx secolo e credo che fra centinaia di anni, quando si guarderà indietro, si penserà che noi siamo i figli di quella barbarie. Questo periodo sarà visto quasi come un nuovo Medioevo. Ma ciò che ha tirato fuori il mondo dalla spirale di crisi e di guerre culminata nel secondo conflitto mondiale non è stato solo l’eroismo dei popoli liberi: sia che fossero i combattenti della resistenza francese, o quelli della resistenza polacca, o i giovani di Kansas City o del Midwest che presero d’assalto le spiagge della Normandia, oppure i commando che nella battaglia d’Inghilterra vestivano la divisa della Royal Air Force.
Ad essere veramente decisivo per uscire dalla spirale di guerre e crisi è stata una forma illuminata di capitalismo, quel capitalismo che ci ha dato realmente i mezzi per combattere e vincere.
È come se il capitalismo avesse organizzato e costruito i materiali necessari per sostenere l’Unione Sovietica, l’Inghilterra, gli Stati Uniti e alla fine per riprendersi l’Europa continentale dal nazismo e per respingere un impero barbarico in Estremo Oriente.
Quel tipo di capitalismo liberista cerca di trasformare le persone in merci e oggettivarle, quasi fossero delle mere cose, qualcosa che Marx ha descritto bene.