Aveva 8 anni la bimba di Reggio Emilia, morta ieri a seguito di un tragico incidente con lo slittino su una pista del Corno del Renon. La Procura di Bolzano ha iscritto nel registro la madre della bambina, Renata Dyakowska di 38 anni e un responsabile della società che gestisce il comprensorio sciistico del Corno del Renon. L’ipotesi di reato è di omicidio colposo. La Procura ha, inoltre, posto sotto sequestro la pista nera “Schwarzsee 2” su cui è avvenuto l’incidente. La segnaletica che avvisava del divieto di utilizzo della slitta sulla pista da sci era scritta esclusivamente in tedesco.
Sulla vicenda abbiamo sentito Alessandro Urzì, consigliere provinciale a Bolzano per L’Alto Adige nel cuore – Fratelli d’Italia.
Consigliere Urzì, una tragedia che si poteva evitare?
Doveva scapparci il morto per capire che quello che chiediamo, sosteniamo, pretendiamo da anni, totalmente inascoltati dai governi della sinistra a livello locale con la SVP Südtiroler Volkspartei, ma che ancora oggi ribadiamo, che è la richiesta di rispetto del bilinguismo. Si tratta di un qualcosa che sembrerebbe assolutamente scontato in un territorio plurilingue come quello dell’Alto Adige che oggi ha dimostrato di essere drammaticamente ragionevole. Oggi, accade proprio che la mancanza di indicazioni nella lingua italiana abbia evidentemente creato i presupposti per una tragedia di cui esistono dei mandanti morali.
Chi sono questi mandanti morali?
Coloro che hanno la responsabilità politica di quanto successo. Si è disatteso nel tempo un principio fondamentale che è quello del bilinguismo. Noi non sosteniamo che la lingua italiana debba avere esclusività, ma sono decine di anni che le nostre precise richieste di riconoscere alla lingua italiana il ruolo fondamentale che deve avere in Alto Adige, hanno ricevuto solo distratte considerazioni e scarsa attenzione. Siamo in Italia, ma questo pezzo di territorio è sottratto alla sovranità nazionale molte volte in maniera sistematica e dolosa.
E il dolo si è trasformato in una tragedia vera e propria…
Oggi pare evidente che si debbano assumere dei provvedimenti. Ci rivolgiamo innanzitutto alla nuova Giunta Provinciale che vedrà la presenza della Lega, a cui chiediamo in maniera perentoria che assuma dei provvedimenti politici immediati affinchè non accada più che la lingua italiana in Alto Adige sia cancellata dall’uso comune.
Fratelli d’Italia si batte da anni per ribadire che l’Alto Adige è Italia
Abbiamo affrontato una battaglia durissima sulla toponomastica, per l’uso dei nomi in lingua italiana in Alto Adige non solo per il rispetto morale della comunità italiana che ha il diritto di sentirsi a casa propria. Così come di potersi muovere sul territorio usando la propria lingua per denominare luoghi e avere anche indicazioni, come quella della pista da sci vietata alle slitte che era scritta solo in tedesco. Casi del genere li abbiamo denunciati tante volte, come quando sui sentieri di alta montagna particolarmente pericolosi, scompaiono le indicazioni di pericolo in lingua italiana e vengono messe solo quelle in tedesco.
Così anche su quella pista da sci le indicazioni erano solo in tedesco. E’ normale?
Questo non può essere considerato normale, visto che siamo in Italia. C’è ormai una forma maniacale di abolizione dell’italiano in Alto Adige da sentieri di montagna, piste da scie e vari tipi di comunicazioni che disattende il naturale diritto della comunità italiana residente, ma anche di tutti gli italiani che visitano il nostro territorio, di potersi sentire a casa propria, nella propria nazione.
L’impianto era obbligato ad esporre cartelli bilingue?
Solo le Istituzioni pubbliche sono obbligate al bilinguismo, ma si pensi che una forza di Governo come la SVP, di recente ha proposto una legge per eliminare la lingua italiana dalla toponomastica. Voglio anche ricordare che spesso i privati, associazioni che gestiscono i sentieri di montagna, oppure esercenti come quelli degli impianti sciistici, ricevono fior di contributi pubblici, soldi degli italiani, per sistemare questi impianti, ma poi non sentono l’obbligo morale di esporre cartelli bilingue.