A distanza di un anno, le misure contenute nella legge di Bilancio 2023 contro l’evasione e, soprattutto, contro le partite Iva cosiddette ‘apri e chiudi’, hanno dato il loro effetto. Piccole aziende che traevano soltanto i benefici del fisco per le nuove imprese, chiudendo però prima della tassazione, per poi aprire aziende identiche un minuto dopo. Un meccanismo che spesso accade soprattutto con imprese cinesi, a Milano, a Roma, a Prato. Una delle promesse lanciate dal Governo Meloni era proprio combattere tale piaga. Promessa mantenuta: con l’introduzione di alcuni commi al Dpr 633/1972, il governo sta riuscendo nell’impresa di ridurre il cosiddetto Vat gap, ossia la differenza tra incasso atteso dell’Iva e quello effettivo. È stato scoperto in questo modo un ammontare di oltre 3 miliardi di euro di falsi crediti, dei quali 400 milioni non spettanti, secondo quello stesso meccanismo che ha provocato l’immensa voragine del Superbonus. Nel 2024, così, l’Agenzia delle Entrate è riuscita a bloccare circa 6mila aziende ‘apri e chiudi’, più del doppio rispetto all’anno precedente, il 2023, quando ne furono scovate ‘solo’ 2400.
Del resto, il nuovo meccanismo permette di individuare le aziende con un alto profilo di rischio e, invitati gli imprenditori al controllo, in caso di loro inottemperanza, parte in automatico la cessazione della partita Iva con annessa sanzione. Per riaprire la partita Iva, sarà necessario presentare una polizza fideiussoria o una fideiussione bancaria non inferiore a 50mila euro di valore. Un fenomeno, quelle delle partite Iva ‘apri e chiudi’, che era stato addirittura catalizzato dai bonus edilizi voluti dai governi a trazione pentastellata: sarebbero infatti quasi 11 mila le partite Iva ‘apri e chiudi’ nel campo dell’edilizia, con codici Ateco che svariavano tra più campi, dalla falegnameria all’impiantistica, dalla carpenteria all’ingegneria. In tal modo, gli imprenditori riuscivano a gestire milioni di euro statali e di fuggire prima dei pagamenti. A dimostrazione che, quelle dei bonus edilizi, furono misure pensate male e applicate peggio.
FdI: “Finita la pacchia per i veri evasori”
Per Lino Ricchiuti, vice-responsabile nazionale del dipartimento imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia, “grazie alla sinistra e alla loro folle politica fiscale da caccia alle streghe, da un decennio a questa parte, avere una attività storica artigianale o commerciale era diventato più rischioso che delinquere. Ora invece gli unici che rischiano sono i truffatori seriali delle cosiddette attività ‘apri e chiudi’. L’Agenzia delle Entrate, grazie alle norme varate con la legge di bilancio 2023 del governo Meloni, nel 2024 ne ha cessate d’ufficio quasi 6.000 rispetto alle 2.400 circa del 2023. Le stesse norme prevedono il contrasto all’evasione dei crediti Iva fittizi che alimentano indebite compensazioni. Con la procedura automatizzata si bloccano in tempo reale gli F24 che presentano un alto profilo di rischio e nel 2024 in questo modo è stato impedito l’utilizzo in compensazione di oltre 3 miliardi di falsi crediti, di cui 400 milioni di crediti Iva non spettanti. Finita la pacchia per i veri evasori che qualcuno faceva finta di non vedere”.