Tutta la sudditanza psicologica di chi, ossessionato e colpevolizzato dal suo essere “bianco”, si fa strumentale interlocutore politico di quelle rivolte, pianificate ad arte, che risultano essere la cartina di tornasole del mondialismo.
Se difendere la vita umana è un sacrosanto diritto, non ci dev’esser colore che tenga. Per quale motivo, di fronte ad un’ingiustizia conclamata, si dovrebbero alimentare divisionismi e politicismi? Se a morire sotto la morsa stringente della Polizia fosse stato un americano qualunque e non un afro-americano, l’indignazione e la risultante sarebbero state le medesime? Certamente no.
Per quale motivo un omicidio ad una persona di colore dev’essere per forza posto sotto l’ombrello del razzismo? A me pare – di contro – che i processi che governano il mondo stiano tutti a difesa degli “altri” e condannino, senza appello, chiunque provi a mantenere la propria identità. Quindi, di quale razzismo parliamo!?
Nessuno di noi ha visto la stessa devozione istituzionale – messa in campo proprio ieri in Aula da Laura Boldrini – ed il medesimo movimentismo popolare quando ad essere (letteralmente) fatta a pezzi era Pamela Mastropietro, tanto per citare un esempio. Perché? Semplice: era una bianca, uccisa da neri. Chi se ne frega!
Senza alcun dubbio, anche il fenomeno dei “Black lives matter” rientra a pieno titolo in una strategia globale mirante ad abbattere i Governi sovranisti. Un copione visto e rivisto.
In tutti questo, la sinistra italiana che fa? Continua a galoppare verso la demenza.