Quando i tanti militanti di Fratelli d’Italia raccontano di come, in passato, chi si schierava a destra venisse etichettato come il “figlio di un dio minore”, come un cittadino verso il quale l’ordinamento giuridico e costituzionale avrebbe dovuto sospendere alcune garanzie personale (si è arrivato a sostenere anche questo), lo dicono con cognizione di causa. Realmente, essere di destra è sempre stato un malus per certa intellighenzia. Ed evidentemente una tale visione della realtà è connaturata nella sinistra, fa parte della forma mentis di quelli che discendono dalle diverse storiche declinazioni della sinistra. È intrinseca e difficile da estirpare la convinzione che quelli di destra non sono normali cittadini.
“Nonostante questo”…
Noto specialmente per le sue derive green e l’imposizione del limite dei 30 chilometri orari in città (ma anche per aver affisso la bandiera palestinese a un balcone delle stanze comunali dichiarandosi però – cosa che stride con il suo schierarsi – a sostegno della “Pace, la non violenza e la salvaguardia dei diritti umani”), il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha dato dimostrazione che quella convinzione a sinistra è ancora viva: chi vota a destra non è poi un cittadino così importante. Del quale addirittura si potrebbe anche fare a meno se si potesse. Ma, “nonostante questo”, è anche lui un cittadino che va ascoltato. Quasi per voler sottolineare il suo grande senso delle Istituzioni che, da sindaco, deve essere rivolto a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro caratteristiche, indipendentemente dal fatto che siano o meno tuoi elettori, Lepore ha tradito quel sentimento che ancora si cela dentro ogni ex-comunista. Tutto ha inizio con il malcontento dei residenti di via Capo di Lucca, dove si è tenuta l’ennesima rissa tra ragazzini: una situazione che va avanti da anni e i residenti, abbandonati alla microcriminalità, non ne possono più. Sicché un ragazzo, Nicola, dopo essersi rivolto all’amministrazione ma invano, ha richiamato l’attenzione della stampa. Solo a quel punto è arrivata la risposta di Lepore che, piuttosto che agire per migliorare la situazione, ha deciso di prendersela con il giovane: “Su quella zona – ha detto – abbiamo molte segnalazioni da un parente di un rappresentante di Fratelli d’Italia, che prendo sul serio perché, nonostante questo, è un cittadino”.
Grande Fratello bolognese
Eccolo il “nonostante questo” che ha suscitato l’indignazione di militanti, ma anche di semplici simpatizzanti di Fratelli d’Italia. Votare, sostenere o anche semplicemente seguire il partito di Giorgia Meloni viene visto come una cosa negativa. Un male, un motivo di discriminazione tale da far utilizzare al sindaco un tono dispregiativo. Per Marco Lisei, senatore di Fratelli d’Italia, Lepore parla con “con agghiacciante candore”: “Questo – ha affermato – è lo stato della democrazia Bologna, la viviamo da tempo, ma con Lepore e il suo collocamento radicale di estrema sinistra il clima è peggiorato”. Tuttavia, la domanda che sorge spontanea è: come fa Lepore a conoscere il presunto grado di parentela tra il cittadino e l’esponente di Fratelli d’Italia (che poi, si è scoperto non essere un dirigente ma soltanto un impiegato comunale)? “Una simile affermazione – asserisce infatti Lisei – è di una gravità inaudita perché può voler dire solo una cosa: il sindaco scheda cittadini parenti di esponenti di Fratelli d’Italia, sa dove abitano, di più, le segnalazioni vengono addirittura filtrate quando gli pervengono”. Il Grande Fratello bolognese? È la sinistra delle barriere ideologiche: notizie, informazioni, segnalazioni, pareri, vengono filtrati a seconda dell’appartenenza politica dell’interlocutore.