Bologna, il tesoro rosso del vecchio Pci e la maledizione del Pd

Il tesoro del Pci rischia di diventare la maledizione del Pd. Il partito a Bologna è in fibrillazione, perché sono a serio rischio di chiusura molti circoli e molte sedi, circa il 40%, fra cui alcuni luoghi dall’alto valore simbolico, come il circolo Galvani dove era iscritto Romano Prodi e dove la segretaria del Pd Elly Schlein mosse i primi passi. Il motivo è un debito di circa quattro milioni con la Fondazione Duemila, proprietaria di praticamente tutti gli immobili a disposizione del Partito.

Quando nel 2007 nacque il Pd, infatti, molte federazioni fecero nascere delle fondazioni a cui trasferire tutto il patrimonio immobiliare che arrivava dal Pci. Quello fra Ds e Margherita fu, all’atto pratico, un matrimonio con la separazione dei beni, con il Pd che nacque nullatenente. A Bologna questo patrimonio è particolarmente corposo: oltre cento immobili fra sezioni, appartamenti, case del popolo, accumulati nel corso dei decenni, spesso grazie al lavoro volontario dei militanti o a donazioni di facoltosi simpatizzanti, di quella che per decenni è stata la federazione comunista più importante e più grande dell’Europa occidentale.

Questi immobili sono stati poi affittati a un prezzo calmierato al Partito Democratico che però, da quando è stato fortemente ridimensionato il finanziamento pubblico ai partiti, non è stato più in grado di pagare. E se in altre città dell’Emilia-Romagna è stata fatta nel corso degli anni una ferrea cura dimagrante che ha drasticamente ridotto le spese del partito mettendo i bilanci in sostanziale equilibrio, a Bologna si è provato a difendere tutte le posizioni sul territorio. Alla base del ridimensionamento non ci sarebbero particolari questioni politiche: la fondazione Duemila, amministrata da ex esponenti dei Ds (alcuni attualmente iscritti al Pd, altri no) si è più volte dimostrata disponibile a venire incontro alle esigenze del Pd, ma anche la semplice gestione di un patrimonio immobiliare così rilevante ha dei costi che in qualche modo devono essere coperti. Il 20 gennaio è prevista una incandescente direzione del Pd a Bologna dove si ratificherà questo ridimensionamento con l’inevitabile chiusura di molti circoli.

A fortissimo rischio alcune sedi storiche, come appunto il Galvani, o come il centralissimo circolo Passepartout, ma anche avamposti in piccoli paesi dell’Appennino. Molti segretari di circolo sono sul piede di guerra, anche per il valore storico, simbolico e affettivo che molte di quelle sedi rappresentano e che rischiano seriamente di finire sul mercato degli immobili. Una questione che sta suscitando un acceso dibattito nel mondo della sinistra bolognese, ma che finirà per riguardare il Pd anche a livello nazionale: perché quella bolognese rimane la federazione più pesante, perché esprime la segretaria Elly Schlein e il responsabile dell’organizzazione Igor Taruffi, ma soprattutto perché rappresenta plasticamente la crisi finanziaria che stanno affrontando i partiti italiani

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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