Bonafede e l’abominevole sospensione della prescrizione

Bonafede, peggior ministro dello scorso governo, nella logica meritocratica che contraddistingue questo cambio della guardia, è stato riconfermato in via Arenula.

Sono due anni che con squilli di tromba annuncia poderose riforme della giustizia, che (per nostra fortuna aggiungerei) non vedono luce.

Ebbene, dei tanto sbandierati provvedimenti che avrebbero radicalmente cambiato il mondo del diritto, resta oggi solo l’abominevole sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. E cosa significa, per i non addetti ai lavori? Che qualunque processo, non arrivato a maturare la prescrizione entro la sentenza di primo grado, non potrà più dichiararsi prescritto. Questo annuncia il Guardasigilli, “minacciando” di partorire un emendamento al ddl anticorruzione entro il 31 dicembre di quest’anno.

Un’ideona, giustizialista e del tutto evidentemente anticostituzionale, che ha il sapore dello scambio di favori con il pd, al quale i 5stelle stanno lasciando l’egemonia sull’esecutivo.

Gli avvocati non ci stanno e, in rivolta, le camere penali indicono uno sciopero dal 21 al 25 ottobre, a cui aderiscono molte associazioni forensi, non per tutelare proprio bisogno, ma per difendere i diritti dei cittadini ad essere sottoposti a processi equi e di durata ragionevole.

In questo provvedimento, che speriamo resti come ogni promessa del ministro lettera morta, di ragionevole invece c’è ben poco. Se dovesse davvero essere approvato il blocco della prescrizione, infatti, non ne gioverà la giustizia: i processi saranno frettolosamente istruiti in primo grado – unico momento in cui le prove si formano davanti agli occhi di un giudice – per arrivare a sentenza e non consentire più che il decorso del tempo comporti la perdita della possibilità di giudicare. Con tutta la calma del caso poi, in appello – giudizio in cui peraltro le prove non possono essere più rinnovate, ma che si svolge “leggendo le carte” del primo grado – i fascicoli potranno galleggiare tra cancelleria e scrivania del collegio, in attesa della definizione, che potrà a questo punto intervenire anche in tempi biblici.

Vorremmo ricordare al ministro che la prescrizione è un istituto di civiltà giuridica, che garantisce i cittadini da processi eterni, processi che se non definiti entro tempi certi, non servono a nulla, nè a proteggere la società colpita dal reato, nè a punire e rieducare il reo.

Riscopra, avvocato Bonafede, il sapore dei testi di diritto penale e procedura penale, per un momento rimetta la toga sulle spalle e valuti se un sistema costruito su processi che diventano stillicidi risponde ai bisogni di questa Nazione e si chieda, anche, se la sua pseudo riforma prima o poi non sarà destinata a cadere sotto la scure di un giudizio di incostituzionalità.

Perché una cosa è certa, con il blocco della prescrizione, andranno farsi benedire tutti i principi consacrati nell’art. 111 Cost. e gli imputati saranno condannati, dopo il primo grado,  a rimanere tali per sempre … fine pena mai.

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