Piazza Affari ha chiuso il 2023 con numeri da record: +28% di guadagno. Un numero che non si vedeva dal 2008 e che rialza le sorti dopo il brutto crollo dell’anno precedente, quando il Ftse Mib raggiunse il valore più basso dal 2018.
La Borsa di Milano si staglia a livello continentale e internazionale, essendo la prima borsa in Europa a essere cresciuta tanto quest’anno e tra le primissime nel mondo. Batte così il +22% di Madrid, il +19% di Francoforte, il +16% di Parigi. Zurigo si ferma a +4%, Londra bloccata a +3%. Il +28% di Milano primeggia anche e soprattutto a livello mondiale: se Tokyo riesce a reggere il passo posizionandosi un gradino sotto al +28%, solo il Nasdaq di New York riesce a fare meglio grazie a un +44% che non si vedeva dal 2003.
Nel corso dell’anno è sceso lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi fino a 155, una differenza di ben 60 punti percentuali dalla fine del 2022, mentre il rendimento del prodotto del Tesoro è sceso fino a -3,5%. Ottimi risultati, a cui bisogna ancora aggiungere: un aumento della capitalizzazione, stimata intorno ai 761 miliardi di euro e valutabile come il 39,4% del Pil, in aumento del 5% rispetto ai 620 miliardi del 2022; 39 nuove assunzioni per arrivare a 429 società quotate; un aumento dell’indice delle blue chip italiane, che superano la soglia dei 30.000 punti: chiude l’anno a 30.3151 punti e anche in questo caso si tratta di cifre mai così altre dal 2008. Nessun effetto negativo sulle banche, sulla Borsa o sulla spread causato dal no del Parlamento italiano al Mes. Nessun isolamento internazionale, nessuna catastrofe economica, nessun default, nessuna crisi di governo. I numeri sono più che solidi e, malgrado le profetiche dichiarazioni della sinistra, il primato mondiale è stato letteralmente a un passo.