La giornata di ieri, alla Camera, è stata ricca di botta e risposta. In vista del prossimo Consiglio europeo, Giorgia Meloni si è recata ieri a Montecitorio per le sue comunicazioni. E come spesso accade in questi casi, il primo Presidente del Consiglio donna della storia italiana, è stato costretto a rispondere ad attacchi pretestuosi che, talune volte, sfondano il confine della persona.
Prendiamo il caso di Luigi Marattin, membro del gruppo misto, che ironicamente consiglia alla premier di farsi crescere le basette come Javier Milei, presidente argentino noto ormai per i suoi buoni rapporti con la leader di Fratelli d’Italia e pochi giorni fa ospite della kermesse di Atreju. “Le proponiamo – ha detto il deputato – un patto sulla produttività. Si faccia crescere le basette, come Milei. Per i prossimi tre anni di legislatura: due punti di Pil di taglio della spesa pubblica da destinare a due punti di riduzione della pressione fiscale. Presidente, coraggio: ‘Afuera!’”. Dunque, la risposta di Meloni, a tono: “Chiaramente non devo dire niente sulle basette, immagino lei abbia provato anche a focalizzarla quest’immagine agghiacciante”. Poi nel merito: “A me diverte sempre un po’ che ogni volta che si parla con un leader c’è lo schema amico-nemico. Io non ragiono così”. Anche perché la premier ha detto di considerare “Javier Milei un’interessantissima novità nel panorama argentino”, ma “chiaramente non considererei mai quel modello replicabile da noi”.
Qualche parola poco sensata la pronuncia anche Angelo Bonelli, un membro della diarchia di Alleanza Verdi Sinistra, criticando l’assenza di alcuni esponenti della Lega: “Vedo i banchi della Lega vuoti. Presidente Meloni le esprimo la mia solidarietà per le assenze della Lega. Dicono che sono in ritardo per colpa dei treni, oggi l’Italia è piena di chiodi…” ha detto il leader dei Verdi. La risposta della Meloni è perentoria e tutta da gustare: “Sono arrivata in ritardo anche io e vengo in macchina, e il sindaco di Roma non è della Lega”. Gioco, set, incontro.
Meloni alla sinistra: “Tifate contro la Nazione quando non state al governo”
Forse quello più teso di tutti, però, è stato Peppe Provenzano, che ora è responsabile degli Esteri del Nazareno. Tutto nasce quando Meloni si permette di rivendicare il ritorno del protagonismo italiano in Europa. Una notizia che probabilmente ha fatto imbestialire qualcuno: “Non si confonda, lei non è l’Italia. Qui, di protagonismo, c’è solo la sua smania personale – ha detto il dem – come quando vola a Parigi per imbucarsi a una cena riservata ai capi di Stato con Trump e Musk. Ecco, non veniteci più a parlare di interesse nazionale. Non veniteci a parlare di popolo. Lei ormai parla solo con i suoi amici famosi. Dovrebbe essere la presidente del Consiglio, di tutti, anche di quelli che insulta – ha aggiunto –. Si fa descrivere come statista, oggi cita Aldo Moro, ad Atreju parlava come Vannacci. Purtroppo, è sempre meno un problema suo. È sempre più un problema per l’Italia”. Ovviamente, la risposta di Meloni è stata ferma: “Io non sono abituata a imbucarmi alle cene, non so se poi eravate abituati così, nel qual caso avete la mia solidarietà, ma penso invece che nei momenti importanti sia importante esserci per cercare di difendere gli interessi della Nazione”.
Un tifo anti-italiano che Provenzano ribadisce più volte nel suo intervento: l’Italia ha guidato i lavori del G7 quest’anno, “non che il mondo l’abbia notato” ha commentato ironicamente il deputato. “Io penso che alle volte ci si debba un po’ rendere conto di che cosa significano le cose che si dicono pur di attaccare il governo su tutto”, gli ha risposto con più autorevolezza Meloni. Perché “una frase del genere, dopo l’anno che abbiamo trascorso, non è un insulto a me” ma “è un insulto agli sherpa, ai diplomatici, alle forze dell’ordine, a papa Francesco, ai funzionari, a tutte le persone che hanno lavorato perché il G7 italiano potesse essere momento di orgoglio per la Nazione, mentre voi stavate lì a fare le macumbe sperando che anche questo fosse un fallimento perché come sempre tifate contro la vostra Nazione se non siete al potere”.
Caro Andrea, ma il suggerimento di Luigi Marattin – non quello delle basette! quello dei due punti all’anno di taglio della spesa pubblica e riduzione delle tasse – non è una cosa stupida, non lo lascerei cadere così!
Per me potrebbe essere anche di tre o quattro punti di tagli nella spesa e nelle tasse, ma anche due possono andare!
Sarebbe un buon inizio, non è Milei ma è sempre su quella strada.
con affetto
Alessandro
PS Sono a disposizione per come fare i tagli, senza demagogia ma con buoni risultati