Da giorni sul web circola una ironica definizione del termine Brexiting: “ Telling everyone at the party that you are leaving, but actually staying” ( tradotto metaforicamente: continuare a ripetere che stai andando via da un evento, ma in realtà continuare a rimanere).
E sembra che nella giornata di venerdì 29 marzo sia avvenuto proprio ciò che si temeva da tempo: la camera dei comuni inglese ha rigettato la proposta Brexit per la terza volta, ottenendo 286 voti favorevoli contro 344 contrari, gettando il paese in un livello di incertezza ancora maggiore , proprio il giorno in cui, secondo quanto precedentemente stabilito, la Gran Bretagna avrebbe dovuto abbandonare ufficialmente l’Unione europea.
Il portavoce di Theresa May ha comunicato che il primo ministro continuerà a cercare un dialogo con i parlamentari contrari all’accordo, presentando inoltre la possibilità che quest’ultimo sia sottoposto al voto per la quarta volta.
Successivamente al voto di Westminster, il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha annunciato che i leader europei si riuniranno il 10 aprile per discutere in merito all’uscita della Gran Bretagna dal blocco dei 28.
Molti di loro hanno affermato che esiste ormai una reale possibilità per il Regno Unito di una soluzione no deal: uno scenario che spaventa soprattutto le maggiori potenze economiche per il caos che potrebbe comportare a livello mondiale.
Il presidente francese Emmanuel Macron si è pronunciato a favore di un piano che acceleri un’uscita senza accordo e il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha affermato che si procederà ad una “uscita forte” (la cosiddetta hard Brexit), a meno che la May non presenti- di nuovo- una proposta concreta ed adeguata.
Si prospettano due strade probabili da percorrere per i britannici: seguire la via del no deal e uscire dall’Ue il 12 aprile oppure chiedere all’Europa una proroga di un anno. In quest’ultimo caso, tuttavia, la May sottolinea che il suo Paese dovrebbe necessariamente partecipare alle imminenti elezioni unitarie.
Pare di tutta evidenza che il rischio di un’uscita senza accordo si presenti ora più reale che mai.
Nel frattempo, il popolo inglese non ha esitato a far sentire la propria voce: migliaia di persone contrarie al rinvio dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea hanno marciato nel centro di Londra nella giornata di venerdì scorso.
“Quello che sarebbe dovuto essere un giorno di festa si è trasformato di fatto in una giornata del tradimento”, ha riferito Nigel Farage, uno dei leader della campagna pro Brexit.
E ovviamente, non è il solo a pensarla così.