Quando si è svolto l’ultimo G7 presieduto dall’Italia nell’estate scorsa a Borgo Egnazia, la struttura pugliese che ha accolto i sette grandi leader del mondo, è stato ripetuto più volte che il governo italiano, rappresentato da Giorgia Meloni, era il più stabile tra tutti quelli partecipanti ai lavori. Un fatto quanto mai raro per l’Italia, abituata negli ultimi dieci anni ad avere a che fare con esecutivi, per così dire, espressi, mordi e fuga, privi di idee e di intenzioni se non quella di occupare i posti lasciati vuoti dai predecessori. Così per dieci anni (e anche più) si sono avuti sette governi: dopo l’ultimo Berlusconi, cacciato a forza da Bruxelles, si sono susseguiti nell’ordine Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e poi, nella nuova legislatura iniziata nel 2018, i due governi Conte (con due maggioranze distinte e separate) e il governo Draghi. Mai prima d’ora, nell’ultimo periodo di questa seconda Repubblica, il governo italiano si era presentato così stabile. Non solo per la sua longevità che, con poco più di due anni di lavoro, fa già invidia alla stragrande maggioranza degli esecutivi precedenti. Ma anche e soprattutto perché, in un orizzonte temporale futuro piuttosto lungo, non si ravvisano segnali negativi, non si vedono motivi di rottura né di frammentazione. Insomma, il governo è in salute e lo sarà ancora per un bel po’ di tempo.
L’addio di Trudeau
Il richiamo all’ultimo G7 è stato d’obbligo dopo la notizia dell’addio di Justin Trudeau da primo ministro del Canada. Quello che a tutti gli effetti sembra essere una sorta di Emmanuel Macron del continente americano, ha lasciato la presidenza del suo partito liberale e della sua Nazione proprio ora che il Canada si accingeva a prendere il testimone della presidenza G7 dall’Italia. Un addio non inaspettato che arriva dopo ben 10 anni di presidenza: c’è da dire, infatti, che il liberale non era ormai così benvoluto in patria come una volta. Anche lì, in Canada, l’insorgere delle proteste pro-Palestina e la forte presenza sul territorio di immigrati, avevano gettato il Paese nel caos. Insomma, malgrado la distanza letteralmente oceanica, anche il continente americano è sprofondato nella stessa crisi che dilania i Paesi europei. E nel frattempo Donald Trump ci prova: “Molte persone in Canada amano essere il 51esimo stato. Gli Stati Uniti non possono più sopportare l’enorme disavanzo commerciale, i sussidi di cui il Canada ha bisogno per rimanere a galla. Justin Trudeau lo ha capito e si è dimesso” ha scritto il tycoon sul social Truth.
Ritornano alla mente le dichiarazioni di Trudeau di alcuni mesi fa, in occasione del G7 a Hiroshima, con il leader canadese che nel bilaterale con la Meloni si disse “preoccupato” per “alcune posizioni che l’Italia sta assumendo in merito ai diritti lgbt”. Una frase che probabilmente servì al canadese più per ragioni di politica interna. Frase definita “sorprendente” dalle fonti italiane e alla quale Meloni rispose spiegando che, così come in passato, non era cambiato nulla sul fronte delle politiche arcobaleno. La frase fu poi avallata dai politici della sinistra italiana, sempre pronti a prendere di mira il loro stesso Paese, ma la cosa finì lì, lasciando il solo tempo che meritava.
È la leader più forte in Europa
Torniamo al G7 italiano. Di quel G7, svoltosi a malapena sei mesi fa, soltanto Giorgia Meloni è rimasta in carica, con l’eccezione di Emmanuel Macron, che però ormai traballa da mesi in una crisi senza precedenti per la sua Francia. Come Trudeau, insomma, nessun altro leader è stato riconfermato: in primis Biden, battuto a novembre da Trump; poi Scholz, con la Germania che a breve tornerà alle urne; il britannico Rishi Sunak ha lasciato il posto a Keir Starmer; in Giappone, Fumio Kishida ha terminato il suo mandato a ottobre. Resta Giorgia Meloni, la leader più forte d’Europa in questo momento. Una buona notizia, assolutamente, per l’Italia, un po’ meno per l’Occidente, uscito indebolito dopo quattro anni di presidenza Biden e dopo il lungo periodo di derive woke, ecologiste e chi più ne ha più ne metta. Non c’è da stupirsi, allora, se il nuovo presidente americano Trump tenga colloqui frequenti e buoni rapporti con là premier italiana: è lei il miglior punto di riferimento statunitense qui in Europa.