Caivano è rinascita: il modello del Governo Meloni che affossa le mafie

Quando per la prima volta Giorgia Meloni arrivò a Caivano dopo la denuncia di don Maurizio Patriciello e fu accolta a braccia aperte dal parroco del Parco Verde, in pochi avevano compreso l’importanza di quel gesto, l’immenso valore di un Presidente del Consiglio che si reca in uno di quei quartieri che lo Stato, non senza colpe, ha ignorato per anni, davanti al quale ha voltato le spalle perché era la decisione più semplice da prendere. Il Governo Meloni ha dunque dato dimostrazione di un fatto storico: che anche se difficili e complesse, certe decisioni vanno prese in difesa dei cittadini e delle persone perbene. A Caivano di persone perbene ce ne sono parecchie, c’è tanta voglia di fare e di rinascere, che non può essere offuscata dal losco business di chi ha trasformato un quartiere nato per ospitare gli sfollati del terremoto in Irpinia del 1980, in una zona di spaccio a cielo aperto. Lo Stato sta tornando in quelle zone, la vita sta lentamente tornando alla normalità: l’inaugurazione del centro polisportivo, l’ex piscina Delphinia, triste teatro dello stupro ai danni delle due cuginette di 10 anni, simbolo del degrado dell’hinterland partenopeo, ha ridonato alla città una speranza che forse tra i cittadini si era persa. Patriciello, in quell’occasione, ci tenne a dire alla premier che “lo vedo e non ci credo”. Una rinascita che fa titolare Il Mattino, il quotidiano più importante del Mezzogiorno: “Caivano, da orrore a modello”.

Cooperazione tra Istituzioni

Il lavoro di pulizia della città dal cancro criminale procede spedito. Nei giorni scorsi, i tanti stravolgimenti avevano portato a una nuova stesa per le strade del Parco Verde, il cambio dei clan nella gestione del traffico di droga era in atto. Ma l’intervento dello Stato non si è fatto attendere: il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha messo a segno 50 arresti, “decapitando” i clan camorristici dello spaccio di droga e, al momento, “non conosciamo altri soggetti emergenti”. Per il magistrato, “si è lavorato in modo sistematico e continuativo, non facendo solo arresti e poi togliendo le tende e andando in un altro territorio, ma pensando in modo sistematico di fermarsi su quel territorio dal punto investigativo e de contrasto. Siamo andati in profondità”. Costanza, fermezza, continuità, dialogo tra le Istituzioni per risolvere un problema che è comune, radicato, e richiede l’intervento di tutti. Secondo Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia, si tratta di un “brillante lavoro di recupero e riqualificazione della città, portato avanti in questi mesi. Tutto questo grazie alla perfetta sinergia tra Istituzioni, procura e forze dell’ordine”.

Simbolo di speranza

È un lavoro dunque che va avanti attraverso la cooperazione, ma anche grazie alla costanza. A dimostrazione di un fatto molto chiaro fin da subito: quella di Giorgia Meloni non sarebbe stata soltanto una semplice passerella. Arrivare a Caivano, mettendoci la faccia, era un modo per la premier di spiegare a tutti, in modo chiaro e convinto, che si voleva lanciare un messaggio forte alla criminalità: quello di uno Stato finalmente presente, che non gira più le spalle ai problemi dei cittadini ma li affronta. I progetti messi in campo sono tanti, il Mattino ne elenca alcuni: dai 52 milioni di euro dal decreto Caivano per la riqualificazione, che include il centro sportivo, interventi infrastrutturali, raccolta differenziata, immobili pubblici da ristrutturare, scuole, aiuti alle famiglie, ai 15 milioni del ministero delle Imprese e del Made in Italy per incentivare investimenti e occupazione. Fino a un campus che ospiterà le facoltà di Scienze Motorie, Agraria e Infermieristica. Un “simbolo di rinascita e di speranza” per il commissario Fabio Ciciliano. I cittadini riprendono tra le mani il loro futuro.

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