Oggi diciamo addio a Paolo Rossi, un campione italiano, ma se vogliamo possiamo definirlo anche all’italiana, senza azzardarci a fare paragoni, sottolineando però quel suo essere alla fine una persona normale in cui tutti gli italiani potevano identificarsi.
Una persona e un calciatore normale, ma che un pò come un Frodo del pallone, si ritrova a fare la storia. Di sè ha detto: “io non ero un fenomeno. Non ero nemmeno un fuoriclasse. Misi le mie qualità al servizio della volontà. Ero un calciatore normale ma sono riuscito a far piangere il Brasile”, riferendosi all’epica partita per le qualificazioni al Mundial ’82 in Spagna.
Un eroe nazional popolare Pablito che ci ha lasciati ieri, 9 dicembre, a 64 anni, a causa di una partita invincibile contro un male incurabile. Uno come noi, ma con la voglia di sognare e lottare per regalare alla sua Italia l’emozione della storica tripletta contro il Brasile e poi la vittoria del Mondiale spagnolo, relegando la Germania al secondo posto, di cui divenne anche capocannoniere.
E forse fu questa sua cifra nazional-popolare a fargli scegliere Alleanza Nazionale, quando il partito della destra italiana di allora, alle europee del ’99, si decise ad aprire la formazione politica al contributo della società civile e del nostro campione che discese in campo per una seconda volta, sempre per l’Italia.
A Dio Paolo.