Andrà tutto bene. E’ stato lo slogan delle difficili e dolorose settimane di lockdown dovute alla pandemia e continua tutt’ora ad essere il mantra (o forse la speranza) del ministero dell’istruzione in mezzo al caos organizzativo della riapertura delle scuole.
Le notizie si rincorrono tra di loro ma quel che è certo che, a poco più di un mese dalla ipotetica riapertura degli edifici scolastici regna ancora la confusione. Genitori, così come dirigenti scolastici ed insegnanti ascoltano la tv, leggono giornali, ascoltano solenni dichiarazioni sui social, ma non riescono ad avere un quadro preciso in attesa di quelle che saranno le comunicazioni ufficiali dal ministero dell’istruzione.
Ogni giorno regna il caos provocato da nuove ipotesi, ordinanze, circolari..
“Abbiamo inviato poco fa al Comitato tecnico scientifico il documento di indirizzo e orientamento per la ripresa delle attività in presenza per la fascia 0-6”. Ci fa sapere da facebook la viceministra all’istruzione Anna Ascani. Ma subito dopo il commissario straordinario all’emergenza covid, Domenico Arcuri, dall’ audizione in Commissione Cultura in merito all’avvio dell’anno scolastico 2020-2021 frena. “A fine agosto è prevista una verifica dello stato dell’epidemia. E delle misure di protezione e anche delle mascherine: l’esperienza degli altri paesi europei ci sta insegnando che la pandemia ha un andamento imprevedibile”.
Insomma se si riaprirà sarà nell’incertezza, e si scaricherà le responsabilità sui dirigenti scolastici, così come è stato fatto in piena emergenza con i sindaci, governatori e ospedali: dovrete dotarvi banchi monoposto, allargate le aule, acquistate tonnellate di disinfettanti, guanti, mascherine, riducete le ore, insomma fate come meglio credete
Nel frattempo, uno studio condotto nel Regno Unito evidenzia i rischi di questa chiusura prolungata sul benessere e il futuro degli studenti, e di conseguenza anche sull’economia nei prossimi sessant’anni.
La riapertura delle scuole infatti dovrebbe essere una priorità per i governi: è quanto sostiene uno studio della Royal Society di Londra sviluppato attraverso la DELVE Initiative, un gruppo multidisciplinare per la valutazione dei dati sulle epidemie virali. Il rapporto, sviluppato su tutte le classi di età della scuola dell’obbligo nel Regno Unito, analizza in particolare il bilanciamento dei rischi di reinserimento scolastico degli alunni, evidenziando le conseguenze a lungo termine che gli studenti rimasti a casa durante il lockdown subiranno nel corso della propria vita, e ciò che ne esce è davvero molto allarmante: ” a partire dalla metà degli anni 2030 e per i 50 anni successivi, circa un quarto della forza lavoro complessiva avrà competenze inferiori rispetto ad oggi“, scrive la Royal Society. “Questo intaccherà gli stipendi riducendoli di una media del 3% all’anno, influenzando il tasso di crescita economica complessivo. Ma oltre alle conseguenze economiche di lungo periodo della chiusura delle scuole, il lockdown avrà un impatto negativo anche sulla salute fisica e mentale dei bambini”.
La scuola, non dimentichiamolo, svolge un ruolo essenziale nel creare capitale umano, essenziale per lo sviluppo produttivo di ogni paese. Rinunciare a mesi di formazione significa mettere a serio rischio il futuro di un’intera generazione. Rimandare l’apertura non serve a risolvere i problemi; serve un piano serio e responsabile per la riapertura in sicurezza, perchè i rischi della riapertura delle scuole non sono certo più elevati rispetto alle riaperture di molte altre attività, come provano le esperienze della maggior parte dei paesi che hanno già provveduto a riaprire gli istituti scolastici.