Cara Elly, l’elezione diretta è un bene, persino per la tua scassata alleanza

Elly Schlein, da quando ha assunto la guida del Partito Democratico, non ha potuto festeggiare molte volte per le performance elettorali della sua forza politica e della coalizione di centrosinistra, oggi definita, un po’ troppo temerariamente, come campo largo. Quindi, la segretaria dem si aggrappa a quello che può, anche a vittorie marginali della sinistra che in ogni caso non riescono a dimostrare, come vorrebbe fare credere Elly, l’arrivo di un vento diverso a livello nazionale e l’inizio del declino della popolarità di Giorgia Meloni. La leader piddina esulta adesso per il successo ottenuto ad Anzio e Nettuno da PD e alleati, sottolineando l’esistenza e l’avanzata di una alternativa al blocco conservatore trainato dalla premier Meloni. Anzio e Nettuno sono due bellissime città del litorale a sud di Roma, ma, con tutto il rispetto per esse e per i loro cittadini, che legittimamente hanno scelto in modo rispettivo due candidati Sindaci del centrosinistra dopo anni di amministrazioni di centrodestra, non sono decisive per le sorti generali della Nazione così come non è determinante per gli equilibri nazionali la città nella quale vive l’autore di questo articolo, (Alba, provincia di Cuneo, passata a giugno scorso dalla destra alla sinistra). Tuttavia, l’esultanza di Elly Schlein ci porta a rivolgere alla stessa segretaria del PD alcune considerazioni riguardanti determinate posizioni dell’agognato campo largo sbandierate sul piano della politica nazionale. Come è risaputo, il metodo di elezione dei Sindaci, la stessa cosa accade per i presidenti di Regione, è diretto e popolare. I cittadini eleggono il loro Sindaco e una coalizione di partiti e/o di liste civiche che lo sostiene. Il Governo Meloni, attraverso la riforma istituzionale del premierato, intende applicare a livello nazionale pressappoco lo stesso modello che vige e funziona bene presso i maggiori Enti locali. In primo luogo, se il potere esecutivo, sia esso incarnato da un Presidente del Consiglio, da un Sindaco o da un Governatore di Regione, gode dell’investitura popolare anziché di un mandato deciso solo ai piani alti della politica, la democrazia può dirsi compiuta. Inoltre, la democrazia diretta, spesso anche indipendentemente dalla legge elettorale in vigore, conduce alla semplificazione e all’aggregazione, facendo sì che i partiti si uniscano su quei due o tre candidati aventi più chance di vittoria. Anche quelle forze non troppo distanti fra loro, ma vittime di diffidenze e dispetti reciproci, alla fine cercano un idem sentire per condividere insieme un cammino. Persino lo scalcagnato centrosinistra di Elly Schlein, Giuseppe Conte e compagni minori, riesce a spuntarla in alcune elezioni amministrative, come ad Anzio e Nettuno, perché l’elezione popolare del Sindaco costringe ad accantonare sul territorio le beghe che invece strisciano sempre a Roma fra il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e vari centristi inquieti. Non ovunque, è vero, ma in molti Comuni e Regioni i referenti locali del centrosinistra, inclusi i rappresentanti di Carlo Calenda e di Matteo Renzi, si sono messi d’accordo finora più agevolmente di quanto non abbiano fatto i loro leader nazionali. La democrazia diretta aiuta la stabilità e la governabilità della Nazione, ma responsabilizza anche l’azione quotidiana dei partiti e di quelle alleanze problematiche come il campo di Elly, che nei sogni è largo, ma nella realtà si muove invece all’interno di confini piuttosto incerti. La segretaria dem farebbe bene a rivedere il proprio giudizio sul premierato e smettere di dire che con tale riforma la destra di governo si appresterebbe a costruirsi un regime su misura. L’elezione diretta del premier viene portata avanti dal Governo per assicurare un futuro migliore all’Italia e al suo panorama politico, sinistre comprese, e nell’immediato, Giorgia Meloni non ha bisogno di questa innovazione istituzionale perché il centrodestra riesce a governare e ad essere responsabile anche nell’attuale Repubblica puramente parlamentare, nonostante i suoi numerosi acciacchi.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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