“L’accusa di omicidio colposo agli agenti che hanno doverosamente risposto al fuoco esploso dall’assassino del brigadiere Legrottaglie formalizzata lo stesso giorno dei suoi funerali finisce per equiparare, more solito, le belve omicide alle loro vittime. Una coincidenza bestiale quanto inaccettabile, che dovrebbe indurre la magistratura nei suoi vertici rappresentativi a chiedere scusa alla famiglia della vittima, all’Arma dei carabinieri, alla Polizia e allo Stato. Altro che atto dovuto… Da nessuna parte è scritta la regola dell’equiparazione.
Con questa espressione gli inquirenti motivano l’indagine, quasi a giustificarsi di fronte all’opinione pubblica sconvolta e addolorata. In realtà, sempre più spesso questi “atti dovuti” somigliano più a formule rituali per giustificare indagini senza senso con il rispetto pedissequo della legge. Nessuno avrebbe denunciato per omissione di atti d’ufficio i magistrati per non aver formalizzato quella decisione.
Mentre trasale la sensazione di avere in certa magistratura un corpo estraneo allo Stato vale la pena riconsolarsi con il contenuto del Decreto sicurezza, tanto contestato dall’opposizione e dai tifosi dell’illegalità: gli agenti inquisiti si difenderanno nei tribunali sostenuti dallo Stato”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.