Carlo Calenda proprio non ci sta a non far parlare di sé. Dopo una lunghissima carriera tutta all’ombra di Luca Cordero di Montezemolo che lo ha piazzato di qua e di là a seconda del momento, ma soprattutto per farlo contento considerando come si ricordano di lui in Ferrari, Carlo Calenda come fece notare tempo fa DagoSpia, è riuscito in quattro anni di politica ad ottenere quello che gli altri ottengono in venti. Dopo l’aiuto di Montezemolo, infatti, per lui è arrivato quello di Renzi, che lo ha chiamato a ricoprire la prestigiosa poltrona di Ministro dello Sviluppo Economico. Carica confermata da Gentiloni, tanto che Carletto nostro potrebbe apparire come una sorta di Boschi in Caraceni, se non fosse che Calenda con Renzi non c’è per niente rimasto in buoni rapporti. Anzi. Ha sbeffeggiato il ragazzo di Pontassieve così tanto da farci pensare di essere ingrato e forse anche un po’ cattivo. Un motivo, però, c’è. La rovinosa caduta del renzismo, tutti i casini che questa ha comportato prima per il PD e poi per l’intera sinistra italiana, a Calenda non sono proprio andati giù, e non perché gliene freghi qualcosa dell’ideologia, ma perché gli sono costati una splendida carriera tutta in rampa di lancio, ora tutta da ripensare. Tanto che il nostro non si è fatto scrupolo di mostrarsi disponibile anche nei confronti dell’Uomo di Arcore che, sarà anche passatello e malandato, ma alla fine sembra reggere il colpo meglio di altri più giovani. Così, quando si è parlato della scalata Vivendi alla Mediaset, ecco il nostro Carletto schierarsi lancia in resta col Berlusca, per difendere tesori nazionali, dirà qualcuno, per cercare nuovi amici e nuovo futuro, sosterranno altri, quelli che lo conoscono meglio. La manovra sarebbe anche riuscita se fosse passato il sogno del Colle, un bel governo delle larghe intese, perché no proprio con Calenda premier? Come abbiamo visto, però, i cattivacci Di Maio e Salvini gli hanno nuovamente buttato i piani all’aria. Uffa.
E così, come per tutti gli infaticabili eroi che della poltrona non saranno mai stanchi, ecco Carletto ricominciare a darsi da fare per non tornare in quel dimenticatoio che, diciamoci la verità, sembra fosse proprio la sua dimensione ideale, visto che da lì al massimo infastidiva solo gli amici che lo aiutavano. Ma per essere in pista qualcosa bisogna farla, e se non c’è niente da fare, almeno dirla. E se non ci fosse niente nemmeno da dire? Nessuna paura, si può sempre inventare.
Ultimamente, si è fatto un gran parlare di fake news, quelle notizie fasulle, destituite di ogni fondamento che però grazie ai social, a giornali distratti, e a gente poco informata, ci mettono nulla a diventare verità rivelate, che magari a qualche faccia di bronzo fanno fare pure buona figura. E qui Calenda ha l’ideona: inventarsi qualcosa di sconvolgente, talmente fasullo da fare sensazione e spararlo in Rete con grancassa al seguito.
Ma poi arrivano le smentite… Sì, certo, ma intanto si fa finta di non essersene accorti, e la fake continua a girare impazzita, ad aumentare il suo spessore, a travolgere tutto e tutti e, quando sarà finita, e finalmente la verità sarà stata ripristinata, ci sarà sempre qualcuno che continuerà ancora a credere alla bugia, e qualcun altro che continuerà a pensare a Calenda come a un novello Savonarola fustigatore di mal costume. Detto, fatto. La scelta di Carlo per una bella fake news cade su un manifesto che viene attribuito al XIII Congresso delle famiglie in programma a Verona dal 29 al 31 marzo p.v.
Nelle pagine on-line degli organizzatori del XIII Congresso delle famiglie e sul sito ufficiale dell’evento, del manifesto in questione non vi è traccia perché, a voler guardare bene, esso è stato stilato dall’organizzazione Stati generali delle donne Verona, che nello stesso periodo del Congresso terranno nella città un flash mob a favore del Femminismo, identità gender ecc. Il manifesto in questione, taroccato, è in realtà solo una provocazione, talmente evidente che basta leggere i 28 punti che presenta per rendersene conto, come ad esempio, quando al punto 12 c’è scritto: “enfatizzare gli aspetti di “scelta” della sodomia”, oppure al punto 15. dove troviamo: “vietare diagnostiche prenatali”. In realtà, i 28 punti che compaiono sul manifesto tarocco, sono mutuati da una strategia chiamata “Ristabilire l’Ordine Naturale”, ma che niente c’entra col congresso di Verona i cui punti all’ordine del giorno, sono:
Niente di sconvolgente o vergognoso, al di là del fatto che si possa o meno essere d’accordo. In tutto questo, il nostro vispo Carletto si scaglia contro il Congresso con un tweet feroce (potete leggerlo sopra, attaccato a una copia del manifesto taroccato) .
Qualcuno a questo punto dirà: errare è umano. Giusto, ma perseverare? Sì perché il nostro persevera nell’errore. Quando arrivano le smentite degli organizzatori del XIII Congresso delle famiglie a fare chiarezza, ci si aspetterebbe da Calenda le doverose scuse, ma lui niente, fa finta di nulla. Scaltro e incapace di riconoscere gli errori. Beh, glieli facciamo ricordare da Giorgia Meloni che per altro ha recentemente insultato dandole della “Burina del KKK”. Del resto, che aspettarsi da un calunniatore?