L’ultima denuncia in ordine di tempo arriva dal tempio del gelato della Capitale. Anche la gelateria Fassi, vera e propria istituzione nel quartiere Esquilino, dove dai primi del ‘900 delizia i clienti con dolci, semifreddi, gelati e granite, si è ritrovata a fare i conti con una maxi-bolletta elettrica da 17.800 euro. Il conto è lievitato del 300 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, passando da 4.740 euro a quasi 18mila.
A sfogarsi sui social è Andrea Fassi, erede della omonima dinastia di gelatieri romani. “Vivo un territorio degradato, sopporto il poco valore dato alle aziende in questo Paese” ma, scrive sulla sua pagina Facebook, “questa bolletta è un insulto a tutto quello che ho fatto fino ad ora”. “È l’esempio limpido – va avanti – del venir meno di un patto fondamentale tra Stato e imprese”. “La pagherò, – promette nel post condito con un’ironia amara – venderemo novemila coppette da due euro al mese solo per pagare la corrente”.
Anche la comunità di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano sceglie di pubblicare sui social la bolletta del gas. La cifra è da capogiro: 730mila euro a fronte dei 70mila di agosto del 2021. Si tratta, scrivono dalla struttura, di “costi insostenibili che mettono a rischio le attività della comunità”. L’appello alle istituzioni è quello di trovare “urgentemente soluzioni a un problema che riguarda la sostenibilità dell’intero terzo settore”.
La stessa richiesta è stata avanzata dalla Fipe-Confcommercio che una decina di giorni fa aveva lanciato l’iniziativa “Bollette in vetrina”. I commercianti hanno messo in bella mostra all’ingresso delle proprie attività il conto di gas ed energia elettrica, per dimostrare che non sono soltanto le industrie energivore a trovarsi in difficoltà. “Senza un intervento immediato – sottolineava l’organizzazione – è da subito a rischio chiusura almeno il 10 per cento delle imprese della ristorazione, in particolare quelle più giovani e meno patrimonializzate”.
Una vera e propria emergenza, quella dei rincari sul prezzo dell’energia, che Fratelli d’Italia promette di affrontare immediatamente con la costituzione di un’unità di crisi. La proposta della leader Giorgia Meloni è quella di imporre un tetto del gas a livello europeo e di agire subito a livello nazionale sganciando il prezzo del metano da quello dell’elettricità con una modifica normativa del funzionamento della Borsa unica nazionale dell’energia e del Prezzo unico nazionale. Una misura realizzabile, per cui servirebbero circa 3-4 miliardi da qui a marzo. Un nuovo scostamento di bilancio, è convinta la presidente di FdI, rischia di essere soltanto un palliativo se non si risolve a monte il problema della speculazione. ”La ragione per cui il prezzo del gas sale è che ci sono grandi player nella Borsa di Amsterdam Ttf, che in base ad una valutazione soggettiva decidono di farlo salire. Se non riusciamo a mettere un tetto al prezzo del gas non ne usciamo”, ha detto la Meloni in un’intervista all’agenzia di stampa Adnkronos. ”Non possiamo – ha aggiunto – continuare a trovare risorse per far fronte all’aumento delle bollette, perché qualcuno sta facendo soldi a palate, senza una ragione. Quindi bisogna lavorare al tetto al prezzo del gas”.
Ovviamente, le imprese e le famiglie devono essere sostenute in questo momento di crisi con meccanismi di credito d’imposta, interventi diretti mirati e magari attraverso l’utilizzo delle risorse derivanti da tassazione degli extra profitti delle società energetiche. Nel programma di governo di Fratelli d’Italia viene chiesta anche l’introduzione di “utenze di sussistenza” mirate a risolvere le situazioni di difficoltà economica, garantendo un livello minimo di energia elettrica e gas anche in caso di morosità.
La strategia a medio-lungo termine passa, invece, per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento al fine di evitare la dipendenza eccessiva da un solo fornitore, come è stato fatto negli anni con il gas russo. Fratelli d’Italia punta a realizzare nuove infrastrutture, come il raddoppio del gasdotto Tap, la costruzione del nuovo gasdotto Eastmed e del collegamento con la Spagna, ma anche a potenziare l’estrazione del gas a chilometro zero che proviene dai nostri giacimenti, sia con la riattivazione delle piattaforme già esistenti, sia aprendo a nuove esplorazioni.
Non meno importante sarà lo sviluppo delle rinnovabili, che consentirà di ridurre la dipendenza dalle fluttuazioni del mercato energetico internazionale e di alimentare una importante filiera della componentistica, e l’introduzione di centrali nucleari di nuova generazione, sicure e di piccola taglia.
Ma il progetto più ambizioso è quello di trasformare l’Italia in un hub internazionale per l’energia, sfruttando la posizione geografica strategica della nostra Penisola, al centro del Mare Nostrum. È sulle coste italiane che potrebbe convergere il gas in arrivo dal Caucaso, dal Mediterraneo orientale e dal Nord Africa, assicurando anche agli altri Paesi dell’Ue l’approvvigionamento di questa importante fonte di transizione.
L’obiettivo è la sicurezza energetica non solo nazionale, ma di tutto il continente europeo.