Ci eravamo occupati di Giada Giunti qualche tempo fa, la mamma coraggio di Roma, vicepresidente dell’associazione ‘Verità Altre’, alla quale, nel dicembre del 2016 venne portato via suo figlio, prelevato da scuola e condotto in una casa famiglia.
La sua storia inizia a seguito del fallimento del suo matrimonio e della conseguente separazione. La donna lascia suo marito e la rabbia di quest’ultimo, ci racconta, si trasforma nella più terribile minaccia: quella di separarla dal loro figlio. Inizia quindi a richiedere con insistenza il collocamento del loro bambino in una casa famiglia. Del resto Giada è una di quelle mamme definite dal CTU “simbiotica”, e cioè una mamma che ama troppo suo figlio. Evidentemente anche l’amore deve avere un suo “equilibrio” e a giudicarlo deve essere un giudice… da quel giorno inizia per Giada un’interminabile battaglia giudiziaria, durante la quale alcune consulenze tecniche di parte avrebbero ritenuto pericoloso e violento il profilo psicologico del padre, mentre il minore avrebbe più volte richiesto di poter tornare a vivere con la madre; ma nonostante questo, il minore viene dapprima affidato in una casa famiglia e poi in via esclusiva al padre.
A niente sono servite le prove e le testimonianze raccolte in questi anni dalla mamma che provano con evidenza la volontà del bambino di poter tornare a vivere con lei, non verranno mai prese in considerazione dal Tribunale, come tra l’altro si può leggere nella relativa sentenza ” rimane superfluo acquisire tutti i verbali e le videoregistrazioni degli incontri avvenuti presso il servizio sociale tra madre e figlio”.
Tra i vari documenti depositati alla Corte d’Appello c’erano anche le relazioni dello psichiatra Alessandro Meluzzi e della psichiatra Paola Notargiovanni, del reparto di psichiatria dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma che mettono in evidenza la chiara volontà espressa dal piccolo fin dall’allontanamento del dicembre 2016 di voler stare con la sua mamma; il pericoloso profilo psicologico del padre del minore (come riportato dalla CTU) e l’improrogabile affido alla mamma la cui assenza rappresenta un gravissimo rischio per la crescita evolutiva con danni irreversibili nello sviluppo della personalità, ribadendo tutte le norme nazionali ed internazionali sui diritti dell’infanzia.
Quello che è sicuro è che la storia di Giada faccia sorgere numerosi dubbi, facendoci ancora riflettere sul tema degli allontanamenti dei minori dalle famiglie, che in Italia, come ormai sappiamo, mostra più di una falla. Gli allontanamenti si basano per lo più sulle relazioni dei servizi sociali. E anche per troppo carico di lavoro, i giudici finiscono di fatto per delegare la decisione a loro. E intanto il bambino vive lontano dalla famiglia, anche per anni. Anche perché non ci si può opporre a un atto di allontanamento.
Giada ci fa leggere i numerosi stralci di conversazioni tra lei e suo figlio, un bambino che chiede piangendo di poter tornare dalla sua mamma, che non esiste mamma migliore.. Perché non tener conto della volontà del bambino, che ormai ha 14 anni e mezzo ed ha tutto il diritto in base alla legge di poter decidere con chi vivere?
Chi restituirà a Giada e suo figlio tutto quel tempo passato lontani l’uno dall’altra? Come si risolveranno i danni subiti da questo allontanamento per anni ed anni, proprio nel periodo fondamentale della cresciuta di un figlio?
La volontà del piccolo di tornare dalla sua mamma è chiara, come riportano anche le lettere del piccolo indirizzate ai giudici e addirittura a Papa Francesco.
Sul “caso Giunti” si sono espresse numerose cariche istituzionali, come pure il Vicepresidente della Camera dei Deputati,. On. Fabio Rampelli con una interrogazione parlamentare. Anche l’On. Maria Teresa Bellucci ha sempre espresso interesse sul suo caso, organizzando una conferenza stampa per raccontare la sua storia.
Giada Giunti si è più volte incatenata a Montecitorio, durante varie manifestazioni messe in atto proprio per sensibilizzare sulla sua vicenda. Il prossimo 19 novembre è prevista udienza alla Corte d’Appello, ma è stata presentata una ricusazione dell’intero Collegio che ha rigettato 8 provvedimenti d’urgenza in 8 mesi.
Auspichiamo che il nuovo Collegio possa riportare finalmente un pò di serenità a questo bambino, che altro non chiede che poter vivere insieme alla sua mamma.
Mi conosci sai il mio passato.
Chi si può appropriare di sentimenti altrui.
E per di più tra madre e figlio.
Chi legifera e chi applica la legge non si può arroccare in scritti spesso inutili .
I sentimenti non si possono discutere.
Il buon senso deve avere la maggiore e se un genitore padre o madre indistintamente deve essere aiutato ,moralmente ed economicamente. Sempre quando provato amore è.
È chiaro che interessi di una categoria politica vanno avanti a tutto. Noi uomini liberi ci dobbiamo adoperare per smontare un sistema che da anni lede sentimenti profondi tra figli e genitori. Smantellare il sistema Sx . Grazie a persone che della loro vita ne fanno un faro per molti . Letizia Giorgianni grazie.