Una requisitoria interminabile di 7 ore, al termine della quale i pm di Palermo hanno chiesto 6 anni di carcere per Il vice premier Matteo Salvini, colpevole di aver difeso i confini della Nazione, andando oltre la linea del governo Conte cinque anni fa. Salvini secondo la magistratura deve essere condannato con l’accusa di aver impedito lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti a bordo della Open Arms. Se la richiesta dovesse essere accolta e poi confermata nei gradi successivi di giudizio, il ministro andrebbe in cella.
Un processo allucinante che viene dalla stessa magistratura che ha disapplicato più volte il decreto Cutro introdotto dal Governo Meloni, interpretando a proprio modo il diritto. Lasciando stare il caso di Matteo Salvini, ad essere processata qui è una linea politica, la stessa che hanno deciso i cittadini italiani alle urne. Un vile processo iniziato con l’autorizzazione del Pd e i 5 stelle, che non riuscendo a battere il centrodestra sui contenuti, usano i tribunali per far fuori gli avversari politici. Mentre Germania, Olanda e Svezia respingono i migranti, blindano le proprie frontiere e rivendicano il diritto di respingere i profughi, noi ci troviamo in un mondo al contrario, una realtà surreale nella quale Matteo Salvini, rischia la galera per aver commesso il crimine di provare a fermare un’immigrazione incontrollata, difendendo i confini nazionali, assolvendo di fatto al proprio dovere di ministro. Nel mentre Lui ripete: “Rifarei tutto quello che ho fatto”. E nel video: “Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo”.
Piena solidarietà arriva dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che difende il vicepremier: “È incredibile che un ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini. Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo.’’ ha commentato Meloni sui suoi social.
Un caso senza precedenti che scuote tutto il centrodestra. Solidarietà incondizionata anche da Tajani e Donzelli che scrive sui propri social “Non è immaginabile che, nell’esercizio delle funzioni istituzionali, un Ministro della Repubblica possa rischiare sei anni di carcere per aver rispettato gli impegni presi con gli elettori nel difendere i confini. Avanti senza paura tutti insieme.”
Due pesi e due misure a seconda del colore politico
Due pesi e due misure a seconda del colore politico. Il Caso Salvini è l’esempio calzante di questo assurdo principio. I confini non possono essere difesi, i migranti non possono essere toccati ma la sinistra può fare ogni cosa. Cinque anni fa il Presidente Conte ci ha chiusi in casa calpestando la nostra libertà di muoverci all’interno del Paese, a spese della collettività, ma nessuno ha mai pensato di processarlo per questo. Evidente che si procede contro una linea politica, ad affermarlo è Giulia Bongiorno, avvocato di Salvini che precisa: “A prescindere dalle anomalie della navigazione, dal fatto che c’erano rischi che fossero a bordo terroristi, sono state prese tutte le misure per garantire la tutela e la protezione dei migranti”. Chi stava male veniva visitato dal medico di bordo e accompagnato a terra. “E poi – attacca ancora Bongiorno – la premessa dei pm è un po’ contraddittoria: dicono che non attaccano il governo, poi però aggiungono che il decreto sicurezza bis è in contrasto con la Costituzione e ritengono inaccettabile la filosofia di Salvini: prima si redistribuisce, poi si sbarca”. Il 18 ottobre la parola passerà a lei. E quel giorno la Lega lancerà manifestazioni in difesa del segretario, oggi vicepremier. Poi entro la fine dell’anno arriverà la sentenza. In tutta questa assurda vicenda c’è un fatto evidente, è la prima volta che un ministro viene processato per aver difeso i confini del proprio Paese. L’amnesia a quanto pare però dilaga tra la sinistra, facendo dimenticare che i camaleonti della politica moderna, eredi del trasformismo politico più sfrenato, da Toninelli, Conte e Di Maio erano d’accordo con la decisione di Salvini ai tempi, quando erano al governo con lui procedevano allineati e gridavano “porti chiusi”, ora invece autorizzano a procedere contro di lui.
La magistratura palermitana sta effettivamente processando una linea politica e seguendo questo ragionamento non si riesce a capire perché il presidente del consiglio di allora non viene processato, ma solo e soltanto il ministro degli interni. Tutto questo ha dell’incredibile: NON SI PUÒ RISCHIARE LA GALERA PER AVER DIFESO I CONFINI DEL PROPRIO PAESE. Massima solidarietà al ministro e vicepresidente del consiglio Matteo Salvini.