Volano parole, e pure grosse, tra Partito democratico e Movimento Cinque Stelle. Fino a poco tempo fa, la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna sul centrodestra veramente per una manciata di voti (poche centinaia) era stata una delle pochissime gioie di questi ultimi due anni per la sinistra. Invece, pare che nemmeno quella rarissima vittoria sia andata a buon fine: Todde è stata dichiarata decaduta a causa di alcune omissioni, quanto basta per il consiglio regionale di garanzia elettorale a ritenere Todde decaduta dalla carica di consigliere regionale e, di conseguenza, da quella di governatore. E ovviamente, la perdita di una delle pochissime gioie per una sinistra alla ricerca disperata di buone notizie da anni, in un periodo di magra come questo, ha provocato delle reazioni tutt’altro che pacate. Ira, crucci, parole non proprio affettuose. Non rilasciano dichiarazioni ufficiali, forse per non essere incolpati di minare alla stabilità di uno dei pochi esperimenti “riusciti” di campo largo, di alleanza Pd-M5s. Ma il clima resta tesissimo tra le due segreterie, con i democratici che, di fatto, hanno incolpato i loro cugini contiani, ex grillini, di incompetenza, di inesperienza, di inettitudine. Tutto ciò, insomma, che avevano già dimostrato quando erano al governo (anche insieme al Pd) e che gli italiani hanno loro riconosciuto dietro le urne, più e più volte negli ultimi mesi. Il problema è che, se gli italiani hanno scelto già di mandare a casa i Cinque Stelle, il Pd ha scelto di allearsi con loro già tante volte. Un amore molto tormentato, insomma. Odi et amo.
Campo largo, morto e sepolto
Dunque, le parole, una dichiarazione d’amore di altri tempi: “Todde non risultava avere nemmeno un mandatario elettorale, ma ci rendiamo conto? Sono proprio mancate le basi. Che figura di …”. Sono queste le frasi riportate ieri dal Corriere della Sera e attribuite a uomini e donne del Partito Democratico. C’è chi la definisce “sciatteria”, chi parla di “terribile incompetenza”. Dal Nazareno sono sicuri: tutti i problemi sono nati “più da una tragica inesperienza che da malafede, assolutamente non ravvisata”. Nel Partito democratico sono certi che, se ci fossero stati i loro uomini al posto di quegli inesperti del Movimento Cinque Stelle, le cose sarebbero finite diversamente, anche perché le incombenze come candidature, elezioni, rendicontazioni e via discorrendo, vengono gestite “da personale esperto”. Che è come dire: ‘la prossima fate fare a noi, perché voi non siete capaci’. Si capisce bene e subito che, pur non essendo dichiarazioni ufficiali, non ci fa una bellissima figura il campo largo, che già di per sé fa una fatica immensa per restare unito. Ora la situazione si complica: tra nervi tesissimi e dichiarazioni che sembrano presupporre tutt’altro che pace interna, il centrosinistra non solo sarà chiamato all’unità, o almeno a fingere di essere unito, ma anche a risolvere un grattacapo non da poco, uno di quelli che, se l’esito resterà negativo, provocherà un terremoto enorme per la politica sarda e nazionale. Sarebbe un assist incredibile per il centrodestra, che potrebbe riconquistare una Regione dove la vittoria è mancata per un pugno di voti. Intanto, il Pd assicura “massimo impegno” per risolvere la faccenda. Vedremo come andrà a finire, ma quello che trapela dalle dichiarazioni dei democratici sardi, ci racconta di un clima non proprio pacifico all’interno dell’ormai morto e sepolto campo largo.