Quando il sottosegretario Alfredo Mantovano stamattina ha varcato la soglia di palazzo San Macuto per riferire al Copasir, sono diventati 18 i giorni di detenzione di Cecilia Sala nel carcere di Evin.
L’autorità delegata alla sicurezza della Repubblica ha illustrato al Comitato i passi del governo, le trattative a 360 gradi messe in campo – compreso il viaggio della premier Giorgia Meloni nella residenza del prossimo presidente Usa Donald Trump – per riportare a casa la giovane. Massimo è il riserbo dopo il silenzio stampa chiesto dalla famiglia di Sala.
Come si ricorderà, sottosegretario Mantovano era pronto a riferire all’organismo che vigila sui servizi già il 2 gennaio. La convocazione da parte del presidente Lorenzo Guerini è stata messa in calendario nel giorno dell’Epifania. Mantovano ha ricostruito in una relazione le tappe della vicenda, fin dal giorno dell’arresto della giornalista, il 19 dicembre. Ed i suoi intrecci con un altro arresto, quello di tre giorni prima a Milano dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, ricercato dagli Usa.
La richiesta di Teheran apparentemente è netta: Sala per Abedini. Scambio difficile da digerire per Washington che accusa l’uomo di aver supportato con la costruzione di droni militari i Guardiani della rivoluzione, inseriti tra le organizzazioni terroristiche dagli Stati Uniti.
La presidente del consiglio Giorgia Meloni ne ha parlato con Trump nella sua residenza di Mar-a Lago. Un blitz di poche ore non preannunciato. Ad indicare l’urgenza che il governo annette al caso. Le condizioni in cui è detenuta Sala ad Evin non lasciano tranquilli. La premier ne discuterà anche con Joe Biden, atteso a Roma il 9 gennaio per l’ultima visita ufficiale da presidente degli Stati Uniti.
Ci sono poi le scadenze giudiziarie: la Corte d’appello di Milano il 15 gennaio discuterà la richiesta di concessione dei domiciliari avanzata dal legale di Abedini, detenuto ad Opera.
Più lunghi i tempi per valutare la richiesta di estradizione da parte degli Usa. Di questi aspetti si è parlato nel vertice di giovedì scorso a Palazzo Chigi, cui ha partecipato anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che può chiedere in qualsiasi momento la revoca della misura cautelare e non concedere l’estradizione, qualora venisse disposta.
Ma le interlocuzioni – come sempre avviene in questi casi – hanno molteplici piani. Alcuni rimangono coperti. Altri dossier potrebbero essere aperti e portare ad una soluzione accettata dalle tre parti in causa.
Quello che è certo è che il governo intende muoversi con celerità ed in silenzio. La premier è intervenuta in prima persona. Diplomazia ed 007 lavorano in uno scenario – quello iraniano – reso ulteriormente ostico dopo l’offensiva di Israele in Medio Oriente. Alessia Piperno, l’attivista incarcerata ad Evin nel 2022, è stata rilasciata dopo 45 giorni. Il francese Louis Arnaud è stato liberato nel giugno scorso dopo quasi due anni di detenzione. Una coppia francese, Cecile Kohler e Jacques Paris, è in carcere da 3 anni. E sottotraccia fa i suoi passi anche il Vaticano.
Nei giorni scorsi Papa Francesco ha incontrato l’ambasciatore iraniano presso la Santa Sede, Mohammad Hossein Mokhtari ed il rettore dell’Università delle Religioni e delle Denominazioni dell’Iran, Abolhassan Navab. Nessun riferimento ufficiale a Cecilia Sala.
L’esecutivo metterà nelle prossime ora al corrente il Parlamento, e dunque anche l’opposizione, sulla situazione. Come sempre sui lavori del Copasir vige l’obbligo della riservatezza.