Censurati di serie B: solo il bavaglio alla destra è consentito

La censura è mediaticamente tollerata solo se a farla è la sinistra. Un’affermazione, questa, che ci viene confermata dagli ultimi eventi, con il solito polverone alzato sull’ultimo caso che vede protagonista Antonio Scurati, scrittore e giornalista. Una censura che, in questo caso, è solo presunta. Ma non importa: per la sinistra è il pretesto giusto per fare baccano e addossare tutte le colpe al Governo Meloni. Scurati, uno di quegli antifascisti del terzo millennio, pronto a recitare il classico monologo ricco di sospiri, critiche pretestuose e facili accostamenti tra il regime fascista e l’attuale forma di governo, pieno di riflessioni e pause pensierose, sguardi taglienti e toni gravi e profondi (un po’ alla Saviano), ha ricevuto il benservito da viale Mazzini per via, a quanto pare, non di una censura dell’esecutivo, ma di una richiesta economicamente abbastanza elevata: 1800 euro per un monologo di un minuto e mezzo. La maggioranza degli italiani non riesce a raggiungere quella cifra con un salario. Talvolta neppure in due mesi di lavoro. E invece lui, Scurati, pretendeva di raccoglierli in un minuto e mezzo, grazie al classico sproloquio che non interessa a nessuno. Perché parlare di un pericolo fascista quando questo non esiste, fa crescere solo una cosa: la noia. E infatti, la Bortone, la prima a urlare allo scandalo, fa flop: il suo programma, nonostante la lettura del monologo da parte della stessa conduttrice (ma non c’era la censura?) e la grande pubblicità che si è fatto montando il caso, non interessa gli italiani e resta in basso negli ascolti.

I casi in cui la destra fu censurata

Ma la sinistra, smemorata, non ricorda quando è stata lei, per anni, a imbavagliare. O quando ha assistito inerte alle continue censure ai danni della destra o di personaggi politici e intellettuali solo perché “di destra”. A iniziare dalle questione delle foibe: anni e anni di silenzi che hanno circondato i reati di guerra dei partigiani comunisti di Tito, e in generale dei partigiani rossi anche in Italia nel nome dell’antifascismo militante. O ancora il silenzio che pure ha interessato gli Anni di Piombo, in particolare le uccisioni dei giovani militanti di destra, considerati delle vittime di serie B. Delitti mai pienamente stigmatizzati da una sinistra che fatica a storicizzare il suo passato, facendo mancare le condanne persino oggigiorno, pubblicando libri riduzionisti. In questi casi no, per la sinistra non è censura.

Censurarono Fratelli d’Italia sotto il governo Draghi

Passando ai nostri giorni, sono parecchi i casi in cui la destra ha subito censure. Partendo dal fatto che sul finire della scorsa legislatura, quando a Palazzo Chigi sedeva Mario Draghi insieme al suo esecutivo “arcobaleno”: in quei mesi, l’unico partito a non trovare rappresentanza all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai fu Fratelli d’Italia, che all’epoca era l’unico partito di opposizione. In sostanza, nessuno parlò di bavaglio quando, con modalità tipiche di regimi dittatoriali (quali, ironia della sorte, il fascismo), venne messa a tacere l’intera opposizione, non trovando posto all’interno della Tv di Stato. Nessuno urlò alla censura e al regime in quel caso, nessuno si indignò. E in questo, si spiegano le parole utilizzate da Giorgia Meloni, che ha risposto alle accuse sulla presunta censura a Scurati: “Chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini”. Ma ancora tanti episodi si possono citare, come quelli negli atenei, per via di studenti profondamente ideologizzati che negano l’esplorazione dell’altura pensiero. Uno su tutti, l’episodio che due anni fa ha interessato il giornalista Daniele Capezzone e l’onorevole di Fratelli d’Italia e presidente di Gioventù Nazionale Fabio Roscani, ai quali fu impedito di tenere un convegno all’interno della Sapienza perché ritenuti fascisti. Imbavagliati con modalità da dittatura. Sarebbe bene, dunque, che prima di parlare di censura, la sinistra rifletta bene.

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