L’accordo nasce dalla storica, profonda amicizia e cooperazione tra Italia e Albania, che già si declina nei rapporti commerciali (l’interscambio con l’Italia vale il 20% del PIL albanese), culturali e sociali e nel contrasto all’illegalità. L’accordo, a cui faranno seguito i relativi provvedimenti normativi, attività strutturali e le coperture finanziarie, e che sarà operativo entro la primavera del 2024, era stato discusso già durante la visita di Giorgia Meloni in Albania dello scorso agosto. Tra la premier ed Edi Rama, infatti, esiste una convergenza di vedute sul fatto che per affrontare l’immigrazione irregolare di massa sia decisiva la collaborazione tra Ue, Stati Membri e Stati extra-Ue. Il protocollo, in particolare, disegna la cornice politica e giuridica di questa collaborazione.
All’Italia verrà concesso l’utilizzo del porto di Shengjin, sulla costa a nord di Durazzo, e dell’area di Gjader, tra le città di Lezha e Scutari, per realizzare, a proprie spese, due strutture di ingresso e accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare, le quali potranno accogliere fino a tremila persone, 36 mila in un anno, per espletare celermente le procedure di trattazione delle domande di asilo o eventuale rimpatrio. La giurisdizione dei centri sarà italiana.
A Shengjin, l’Italia si occuperà delle procedure di sbarco e identificazione e realizzerà un centro di prima accoglienza e screening; a Gjader realizzerà una struttura su modello dei nostri Centri di permanenza per i rimpatri per le successive procedure. L’Albania collaborerà con le sue Forze di polizia per la sicurezza e sorveglianza.
Le autorità italiane preposte avranno accesso alle acque territoriali albanesi e potranno trasferire i migranti presso i suddetti centri che vi resteranno per il tempo necessario all’espletamento delle procedure per i rimpatri e per l’espletamento delle procedure accelerate di frontiera. L’accordo avrà durata di 5 anni, rinnovabile automaticamente per altri 5, e prevede un trasferimento di 16,5 mln di euro per il primo anno, a titolo di rimborso forfettario delle spese sostenute dall’Albania.
Il protocollo d’intesa
Il Protocollo si fonda sul Trattato bilaterale di amicizia e collaborazione firmato a Roma il 13 ottobre 1995 ed in particolare sull’articolo 19, che impegna i due Paesi ad instaurareuna “stretta ed incisiva collaborazione per regolare, nel rispetto della legislazione vigente, i flussi migratori” nonché a sviluppare in tale ambito “la cooperazione fra i competenti organi
della Repubblica di Albania e della Repubblica Italiana”, sul Protocollo tra il Ministero dell’Interno della Repubblica Italiana e il Ministero dell’Interno della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione bilaterale nel contrasto al terrorismo e alla tratta di esseri umani, firmato a Tirana il 3 novembre 2017, ma anche, per parte italiana e con specifico riferimento all’immigrazione, nelle conclusioni del consiglio
Europeo del 23 ottobre 2023, con le quali si afferma espressamente la volontà di provvedere ad una stretta collaborazione tra l’Ue ed i paesi terzi sul tema migratorio. Così come nelle conclusioni del giugno 2023, in cui il Consiglio aveva accolto favorevolmente il lavoro sull’accordo strategico con la Tunisia, sottolineando “l’importanza di sviluppare altre partnership strategiche tra l’UE e i partner nella regione “. Albania e Italia, inoltre, sono legate dalla comune appartenenza alla NATO e al Consiglio d’Europa, nonché dall’impegno condiviso nella promozione della sicurezza internazionale e dei diritti dell’uomo. La vicinanza geografica e la comunanza di interessi tra Italia e Albania, oltre che la prospettiva – fortemente sostenuta dall’Italia – dell’adesione dell’Albania all’Unione Europea, hanno portato ad un progressivo rafforzamento della cooperazione bilaterale, nell’ambito della quale si iscrive questo accordo, che assume un rilievo strategico sia per l’Albania che per l’Italia. Il Protocollo stabilisce quanto di seguito.
- L’Albania darà la possibilità all’Italia di utilizzare alcune aree in territorio albanese – il porto di Shengjin sulla costa a nord di Durazzo e l’area di Gjader tra le città di Lezha e di Scutari – nelle quali l’Italia potrà realizzare, a proprie spese, due strutture dove gestire l’ingresso e l’accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare. Queste strutture potranno accogliere complessivamente fino a tremila immigrati, che rimarranno in questi centri per poter celermente espletare le procedure per la trattazione delle domande di asilo e di eventuale rimpatrio.
- La giurisdizione all’interno di questi centri sarà italiana. Nel porto di Shengjin, l’Italia si occuperà delle procedure di sbarco e di identificazione e qui realizzerà un centro di prima accoglienza dove operare una prima attività di screening; nell’area più interna di Gjader, invece, si realizzerà una seconda struttura (modello Cpr) per le successive procedure; l’Albania collaborerà, con le sue Forze di polizia, sul fronte della sicurezza e della sorveglianza esterna delle strutture.
- All’accordo seguiranno tutti i provvedimenti normativi conseguenti e le attività necessarie a predisporre, in territorio albanese, le due strutture. I centri saranno verosimilmente resi operativi entro la primavera 2024.
- Naturalmente questo accordo autorizza l’accesso nelle acque territoriali e nel territorio albanese dei mezzi italiani.
Fratelli d’Italia, nel programma elettorale delle politche 2022 prevedeva la creazione di hotspot nei Paesi extra-europei per valutare le richieste d’asilo e per determinare a monte chi ha diritto di restare in Italia. Questo accordo realizza pienamente il punto programmatico.
Brava, bravissima Giorgia. Tra tanti vantaggi almeno anche un pò di sollievo a Lampedusa.
Bella, luminosa idea questa della nostra Giorgia, idea che sta suscitando interesse anche in altri Paesi. Finalmente al Governo qualcuno che ragiona col cervello, non per interesse proprio o con »l’uscita di sicurezza« (Feltri dixit): il centrodestra porta “fatti, non parole” e ….. la sinistra si mangia il fegato. Ora però è urgente trovare soluzioni forti e drastiche per contrastare le squallide ONG, i taxisti (nessun riferimento ai conducenti delle auto pubbliche!) del mare, che come i pirati, i corsari, i bucanieri dei secoli passati si sono schifosamente arricchiti giocando sulla pelle di scappati di casa: obbligo tassativo di cercare approdo nei porti dei Paesi di cui battono bandiera: nessuno gli da’ diritto di “sfruttare casa altrui” per i loro porci comodi, per continuare ad arricchirsi a nostro danno.
Per fermare i barchini, inoltre, giustissima l’idea di distruggerli prima che partano per la loro ‘crociera nel Mediterraneo.
Sempre grazie, GIORGIA.
Anche se è un buon provvedimento a deterrenza degli sbarchi, non è capito dai più.
Sono sempre convinto che la distruzione dei barchini prima che siano usati tramite azioni mirate dei Servizi sia la soluzione migliore, come si fa per la droga o oggetti di traffico internazionale.
Buon lavoro e avanti tutta.
L’idea di massima è buona, andrebbe ampliata anche a tutti quelli che arrivano in Italia in modo non ufficiale (leggi barchini, ONG, ecc.)
Il problema è che bisogna stanziare presso quei centri un tribunale che valuti le richieste di asilo e disponga in tempi brevi (max 15 gg) il rimpatrio o l’accoglimento della richiesta di asilo.
Ovviamente in questi tribunali non bisogna nominare giudici di nostra conoscenza il cui unico scopo è “liberi tutti”
A capo della Procura Estera si è proposta la ‘amata’ p.m. Apostolico e quello di Firenze (Curnì, mi pare si chiami): la proposta è sostenuta da PD, M5S, Verdi, Alleanza di Sinistra, Vauro, Boldrini oltre a qualche centinaio di ‘giornalisti’ mancini. Interpellato il C.S.M.
Bravissima, Presidente continui così, gli Italiani sono con Lei !!!