Il dato è di quelli incredibili. Incredibile per chi non aveva concepito le reali potenzialità di questa maggioranza quando si è insediata a Palazzo Chigi nell’ottobre del 2022. Il centrodestra veniva dato per spacciato, su di esso le opposizioni avevano già alzato l’ombra del default economico. A sentirli parlare, due anni fa, il governo sarebbe caduto nel giro di pochissimi mesi, sotto i colpi di una crisi nata dalla presunta irresponsabilità della destra. Erano auspici, più che profezie, di una sinistra che preferirebbe andare al governo con il Paese in fiamme piuttosto che vederlo rinascere grazie a un esecutivo avversario. Ma la realtà dei fatti è stata un’altra: il Governo cresce sempre più in fatto di consensi e il centrodestra è sempre più forte e radicato nelle singole Regioni, nei territori, anche negli storici fortini dem. Ecco, dunque, il dato: dalle elezioni politiche del 2022, la maggioranza ha ottenuto il sì degli elettori in 11 tra Regioni e Province autonome sulle 12 al voto in questo lasso di tempo.
La conferma della destra
La vittoria in Liguria è forse una delle batoste più pesanti inferte alla sinistra. Se infatti ha rischiato di pagare a caro prezzo il caso giudiziario nato intorno all’ex governatore Giovanni Toti, il centrodestra è riuscito a ribattere con forza candidando un uomo capace, con gli ottimi risultati ottenuti nella sua città, Genova, di cui è sindaco: Marco Bucci è l’uomo, ad esempio, della ricostruzione del Ponte Morandi in tempi record, da commissario straordinario nominato dall’allora Governo Conte; ma è anche l’uomo che ha riportato il centrodestra alla vittoria a Genova, il primo sindaco di destra della città dalla Seconda Guerra Mondiale. Al contempo, dall’altra parte della barricata, la sinistra è stata logorata dai litigi, prima lasciando il povero Orlando in balia di una candidatura che sarebbe stata confermata soltanto in ritardo, poi riducendolo a “cavia” del nuovo esperimento di accozzaglia: cosa succede se mandiamo via Renzi?, si sarà chiesto Giuseppe Conte in questi mesi per provarne una nuova. Ma il risultato non è cambiato: il centrosinistra ha perso di nuovo. Fratelli d’Italia ha visto aumentare i suoi consensi e la sua compagine in Regione rispetto alle elezioni del 2020, mentre con riferimento alle elezioni europee di giugno i tre partiti della maggioranza sono rimasti sostanzialmente stabili, con i loro risultati “falsati” al ribasso dalla presenza di importanti liste civiche. A sinistra, invece, dopo il Pd il nulla: traina la coalizione, cosa che fa festeggiare i dem malgrado la pesante sconfitta. Movimento Cinque Stelle non pervenuto.
Numeri che parlano da soli
Se è vera – ed è vera – la teoria della ciclicità della storia, il risultato in Liguria va inteso allora come nulla di nuovo, se si considera il filotto record della destra. Si iniziò, in questo senso, con le Regionali in Sicilia: Renato Schifani batté Cateno De Luca e Caterina Chinnici con quasi 20 punti percentuali di distacco sul secondo. Poche settimane dopo si votò nel Lazio e l’amministrazione uscente di Nicola Zingaretti venne soppiantata da quella di Francesco Rocca, battendo l’avversario Alessio D’Amato. In Lombardia Attilio Fontana vinse su Pierfrancesco Majorino e in Friuli Venezia Giulia vinse Massimiliano Fedriga, con il 64% dei consensi. In Molise, poi, Francesco Roberti ottenne il 60% dei consensi e, nell’autunno del 2023, il centrodestra conquistò le due province autonome di Trento e Bolzano. Poi il 2024: Marco Marsilio e Vito Bardi vennero riconfermati a guida rispettivamente dell’Abruzzo e della Basilicata. In Piemonte vinse Alberto Cirio e ora Bucci in Liguria. L’unica vittoria del campo, in quel caso, “larghissimo” arrivò in Sardegna, per una questione di poche centinaia di voti e sfruttando il meccanismo del voto disgiunto. In questo momento, l’Italia è colorata dal blu del centrodestra, che può contare su 14 presidenti di Regioni e di province autonome. Numeri che parlano da soli.