Cgil a braccetto con gli Elkann: chiedono soldi per l’elettrico

Tra le cose strane che si stanno vedendo in questo terzo millenio dopo Cristo dove qualcuno sperava di vedere macchine volanti, c’è sicuramente lo spostamento dei sindacalisti verso i grandi industriali, il passaggio del sindacato rosso per eccellenza da punto di riferimento di milioni di operai a difensore delle grandi aziende. Anche loro in rosso, almeno nei conti. Nella lunga intervista del segretario della Cgil Maurizio Landini rilasciata a Repubblica, sono tante le parole che il sindacalista dedica alla manovra finanziaria approvata dal Consiglio dei Ministri, ma poche quelle che invece rivolge alla crisi dell’automotive e della questione di Stellantis. Ne ha una per tutti, Landini: dice che “questo governo legalizza l’evasione fiscale” (dà fastidio, forse, che il centrodestra sia il primo governo da anni che non criminalizza le partite Iva), lo accusa di voler dividere “il Paese con l’autonomia differenziata”, ma quando gli chiedono se fa politica, risponde che lui difendere “i diritti e i bisogni delle persone”. Dice poi – che faccia di bronzo – che “se oggi abbiamo il taglio” del cuneo fiscale, “lo dobbiamo a quello sciopero di Cgil e Uil” contro il Governo Draghi, difende il prossimo sciopero generale dalle accuse di ideologia e dichiara “vigileremo” sulle prossime manovre fiscali. Ma di Elkann, Tavares, Stellantis e compagnia cantante, non c’è quasi traccia.

No, grazie…

Sul giornale – guarda caso – del gruppo Exor, Landini avrebbe fatto volentieri a meno di parlare di automobili. Ma la domanda dell’intervistatore non poteva essere evitata. “Cos’è andato storto nel settore auto?” chiede. E lui: “Paghiamo ritardi e scelte sbagliate“. Giustissimo. La gestione dei fondi statali assegnati all’azienda non è stata, per così dire, ottimale. Ma per Landini non è questo il problema: la colpa, secondo il segretario, è di “chi per anni ha sostenuto che l’elettrico non era il futuro”. Poi la richiesta: “Palazzo Chigi convochi i vertici di Stellantis, i sindacati e le imprese della componentistica per chiedere i piani di investimento”. E ancora: “Chiederemo alla premier di ripristinare i 4,6 miliardi tagliati al settore dell’automotive che è dentro una crisi epocale”. Servono due fette di prosciutto sugli occhi, e belle spesse, per fare certe uscite. In un periodo in cui mezza Europa arretra di fronte a quella che ci raccontavano come la grande svolta dell’elettrico, con costi elevati e richieste in calo, Landini sembra l’unico ancora convinto di ciò. Le automobili elettriche sono il vero flop degli ultimi cinque anni, non sono state sviluppate tencologie sufficienti a far calare i costi per i consumatori, a slegarci dalla dipendenza dalla Cina che deriverà dallo stop ai motori termici dal 2035 e, dal punto di vista ambientale, non si sa come le famose battierie al litio potranno essere smaltite una volta esaurite. E il Governo, secondo Landini, dovrebbe continuare a rifinanziare Stellantis, con soldi pubblici, per avere altre auto elettriche? Anche no, grazie. Fa strano soltanto che, di fronte al calo del gruppo e alle scelte sbagliate, non del governo, ma dei suoi vertici, il capo del maggiore sindacato del Paese sia passato dalla parte del “padrone” capitalista, soltanto perché a Palazzo Chigi non c’è un governo politicamente amico. Ed è forse questa la vera essenza della sinistra che dunque, verrebbe da pensare, ha sempre scelto da che parte stare a seconda soltanto della covenienza. I sindacati a favore dei grandi industriali, non avremmo mai pensato di vederli prima della fine del mondo.

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