Chi finanzia il museo della Shoah? Toh, la Destra della fiamma tricolore

Il Consiglio dei ministri tenutosi la settimana scorsa ha approvato diversi provvedimenti, tutti di notevole impatto e importanza. Anzitutto, è stato predisposto l’avvio di misure politiche che segneranno e miglioreranno il futuro economico dell’Italia, e ci riferiamo sia alla riforma fiscale che al Ponte sullo Stretto di Messina.

Ma l’ultimo CdM ha stanziato anche una somma considerevole di denaro, 10 milioni di euro, per cominciare a realizzare un’opera di cui si parla da almeno vent’anni e circa la quale però si è fatto ben poco finora, a parte la presentazione del progetto e l’individuazione di un’area della Capitale, Villa Torlonia.

Parliamo del Museo della Shoah da costruire nella città di Roma, che si metterebbe così al pari di numerose capitali europee dove già esistono luoghi simili per mantenere viva la memoria delle vittime dell’Olocausto.

Tuttavia, il finanziamento deciso dal Governo Meloni, per l’inizio della edificazione del Museo della Shoah, che di fatto sblocca un progetto incagliato da tanto tempo, è stato perlopiù ignorato dai cosiddetti giornaloni, solitamente attenti ad ogni colpo di tosse della premier.

Non si è trattato di semplice disattenzione, bensì si è voluto cercare di fare finta di niente, e le ragioni di ciò appariranno più chiare nel prosieguo di questo articolo.

L’antifascismo, soprattutto quando è a senso unico e non è anti-totalitario, antifascista e anticomunista insieme, è ormai un’arma spuntata per la maggioranza della opinione pubblica perché, semplicemente, non esistono più i fascisti e nemmeno i nazisti.

Si attacca a questo feticcio chi, come il Pd, le varie sinistre e tutti i loro pretoriani televisivi e giornalistici, non avendo argomenti migliori, cerca di togliere voti all’avversario appiccicandogli l’etichetta di fascista e di pericolo per la democrazia. La destra italiana, ancora prima di Fiuggi e di Alleanza Nazionale, ha compiuto un cammino enorme verso l’irreversibile accettazione della democrazia, accompagnata da un netto rifiuto verso ogni tipo di dittatura, fosse anche, ovviamente, colorata di nero, ma per la vulgata dipinta invece di rosso la destra di questo Paese rimane, sotto sotto, fascista.

E Giorgia Meloni, pur essendo nata nel 1977, con tutta la sua storica militanza a destra deve avere per forza nostalgia del fez e della camicia nera. Quando dipingi un leader oppure, nel caso italiano, una leader e il suo partito come fascisti e se non proprio dichiaratamente antisemiti, almeno nebulosi circa il rapporto con gli ebrei e la tragedia del Novecento costituita dallo sterminio nazista verso il popolo giudaico, e poi questi, dopo pochi mesi di Governo, ti sbloccano la realizzazione del Museo della Shoah a Roma, idea impantanata da un ventennio e mai presa davvero in carico dai governi di centrosinistra, beh, ti trovi in imbarazzo, balbetti e speri che in pochi se ne accorgano.

Giorgia Meloni, oltretutto, difende e onora gli ebrei morti, ma pensa anche a quelli vivi, tenuti meno in considerazione invece dalle sinistre per le quali è sempre lo Stato di Israele a sbagliare tramite reazioni eccessive, anche quando non muove un soldato e riceve razzi, che cadono peraltro su abitazioni civili e non su obiettivi militari, dai Territori palestinesi e dalla Striscia di Gaza.

Nelle manifestazioni di sinistra, incluse quelle del Pd, le bandiere palestinesi sono sovente presenti, ma mancano del tutto quelle con la Stella di David. Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni hanno sempre avuto ottimi rapporti e sintonia con Israele, sia quando si trovavano alla opposizione che ora al Governo.

Non molti giorni fa il premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato ospite in Italia ed è diventata subito palese una identità di vedute fra Bibi e la Presidente del Consiglio Meloni. Italia e Israele aumentano la cooperazione, non solo geopolitica, ma anche economica. Oltre alla pur necessaria compatibilità a livello umano, vi è anche una consonanza ideale e politica perché sia il Likud, il partito di Netanyahu, che Fratelli d’Italia appartengono al medesimo campo conservatore. Il finanziamento di 10 milioni di euro per la costruzione del Museo della Shoah a Roma, approvato dall’ultimo CdM, è senz’altro merito di tutto il Governo e di tutta la maggioranza che lo sostiene, Lega e Forza Italia naturalmente incluse. Poniamo però l’accento sulla figura politica di Giorgia Meloni e su Fratelli d’Italia perché entrambi, più di tutti gli altri protagonisti del centrodestra e ancora prima delle elezioni politiche, sono stati oggetto di attacchi e polemiche pretestuose, sempre circa un sedicente fascismo che non sarebbe mai stato del tutto sepolto dalla destra.

Il solito Partito Democratico e la Senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell’Olocausto, la quale, con tutto il rispetto, si lascia strumentalizzare a volte in discussioni poco felici, avevano invitato la Meloni a togliere dal simbolo di Fratelli d’Italia la Fiamma tricolore, per certificare con i fatti, secondo loro, la definitiva lontananza dal fascismo o dal neofascismo. Sempre secondo loro, la Fiamma sarebbe un simbolo fascista e persino nazistoide, quindi, quasi antisemita. Forse è pretendere troppo che lor signori ricordino i conti già saldati dalla destra italiana con il fascismo, le leggi razziali e il mondo ebraico, non da Fiuggi in poi, ma dal Movimento Sociale Italiano, il partito, appunto, della Fiamma tricolore, da Arturo Michelini e da Giorgio Almirante, sino ai giorni nostri. Eppure, la Senatrice Segre dovrebbe sapere cosa fosse il Msi visto che suo marito, Alfredo Belli Paci, antifascista dichiarato, fu candidato proprio nelle liste della famigerata Fiamma.

I fatti non possono essere quelli di cancellare un simbolo che ha sempre e solo partecipato alla vita democratica della Nazione. I fatti, importanti e concreti, sono il Museo della Shoah nella Capitale e la difesa del diritto alla esistenza e alla sicurezza dello Stato di Israele.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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