Ci salvi chi può. Che piaccia o no, l’Europa oggi è nelle mani di Giorgia Meloni

Zero a zero, palla al centro. Questo è per ora il punteggio della partita Europa-Stati Uniti.

Perché infatti, dopo la sonora batosta ricevuta a Monaco dal secondo di Trump e dopo essere stata-di fatto- esclusa dal processo per la pace in Ucraina (visto l’incontro russo-americano di domani a Riad), l’Europa cerca di rientrare in gioco, riunendo strategicamente alcuni dei leader Ue più rilevanti, subito dopo la conferenza sulla sicurezza europea e subito prima del meeting arabo delle delegazioni di Russia e Stati Uniti.

È Macron a convocare in extremis Italia, Regno Unito, Spagna, Germania, Polonia, Danimarca e Olanda, insieme al Segretario NATO Rutte e il Presidente della Commissione von der Leyen. Voci dicono ci sarà anche il presidente del consiglio europeo António Costa. 

La contromossa europea al dialogo russo-americano

Pare dunque essere questa la contromossa europea alle azioni degli americani, che però purtroppo corrono troppo veloci rispetto a quanto può oggi fare il Vecchio Continente, ora costretto a dover seguire solo la loro scia. E in modo nemmeno troppo agile.

Il focus dell’incontro di oggi nella capitale francese è chiaro e non servono dichiarazioni ufficiali: gli europei devono rientrare in partita nei negoziati che porteranno- si spera quanto prima-alla pace tra Russia e Ucraina, e in cui oggi il principale negoziatore è rappresentato dagli Stati Uniti di Trump.

Dall’altra parte anche la visione di Trump è più che cristallina: l’Europa non serve agli Stati Uniti, né in questo né in altri scenari. E se la pace ci sarà, sarà un successo targato USA.

Le ragioni europee da far valere possono oggi essere ascoltate solo se portate avanti dall’Italia con Giorgia Meloni

Ecco quindi che l’Europa politica e istituzionale, anche se un po’ indolenzita, non ha altra possibilità se non quella di reagire. O il rischio è di venire massacrati senza più possibilità di ripresa.
Le ragioni da far valere ci sono eccome, a partire dalle sanzioni europee imposte alla Russia fino ai cospicui aiuti elargiti dall’Ue (superiori di circa 14 miliardi rispetto a quelli americani).

Ma tutto questo non sembra essere sufficiente per essere ascoltati. E non lo è. Non basta solo “fare di più e meglio”, come è stato spesso ripetuto. Perché, di fatto, Trump non vorrà di certo ascoltare chi non considera essere al suo livello e soprattutto con chi sembra più fare un muro contro muro con lui piuttosto che cercare di scendere a -qualche- compromesso.

Eppure, noi un asso nella manica lo abbiamo eccome. Ed è tutto italiano: Giorgia Meloni. L’unica a gravitare davvero nell’orbita del presidente statunitense. Vuoi per linearità ideologica, vuoi per i trascorsi a livello internazionale, è solo lei che il tycoon tiene in considerazione oltreoceano e con cui è disposto a dialogare e a scendere a patti, per così dire.

Ed è quindi proprio con lei che l’Europa può sperare di reintrodursi nelle trattative per un cessate il fuoco con la Russia.

Occorrerà però attendere le prossime ore per capire se, finalmente, anche gli altri leader europei si sono finalmente arresi alla realtà, per cui per restituire voce all’Europa occorre necessariamente conferire e riconoscere il primario ruolo negoziale dell’Italia, aprendo finalmente gli occhi su una Italia che da tempo si è tolta dalla panchina ed è ora pronta a divenire il capitano della squadra Ue.

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