Proprio ieri sera i coloni israeliani hanno assaltato il villaggio di Jit in Cisgiordania: stando a quanto affermato dall’ANP, un ragazzo palestinese di 23 anni sarebbe rimasto ucciso dai proiettili israeliani sparati durante l’assalto. La medesima Autorità nazionale palestinese ha parlato di “Terrorismo di stato” per quanto riguarda la vicenda. Uno spiacevole evento che peggiora di molto la situazione, anche in visita dei negoziati di Doha e degli incontri che avranno luogo nei prossimi giorni. Evitare un inasprimento dei conflitti in territorio arabo è dunque una priorità importante per tutte le parti coinvolte. Una simile azione è a dir poco inutile e brutale allo stesso tempo, indubbiamente frutto di una politica fin troppo aggressiva da parte di alcuni Ministri israeliani, da sempre favorevoli ad un espansionismo forzato nel resto dei territori limitrofi: basti pensare agli interventi spregiudicati di Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, i quali anziché impegnarsi per la pace tirano fuori l’ascia di guerra.
Isaac Herzog, Presidente israeliano – Netanyahu è Primo ministro – ha condannato le azioni commesse dai coloni israeliani, usando il nome di Samaria per definire la Cisgiordania e definendo un Pogrom l’attacco subito dai cittadini locali sul social network X. Per carità almeno lui si è scusato, ma il problema resta comunque invariato. Più che altro c’è da chiedersi cosa gli sarebbe costato definire la Cisgiordania con il vero nome che le appartiene nei fatti.
La Casa Bianca ha preso a sua volta una posizione sugli scontri di ieri, definendo inaccettabili questi episodi e condannandoli a propria volta. Per il Governo rosso americano sarà veramente difficile gestire questa ennesima patata bollente e lo stesso partito di riferimento non potrà salvare la faccia con le solite preoccupazioni di Harris, ormai diventate obsolete anch’esse. Visto e considerato il ruolo dell’America nel conflitto, c’è bisogno che adesso tutti si sforzino per trovare la quadra, anche se conoscendo i soggetti in causa le speranze sembrano inferiori alla media.
Stavolta, di fronte ad una dimostrazione di inciviltà così grande, non hanno potuto che scusarsi persino il Ministro della difesa Gallant ed il Premier Benjamin Netanyahu: l’attuale leadership israeliana è stata indubbiamente messa a dura prova nel corso di questi mesi e tragicità come questa non faranno altro che peggiorare una situazione già precaria. In particolare, il potere di Israele durante le trattative rischia di crollare vertiginosamente dopo quanto accaduto.
Josep Borrell, dall’UE, ha dichiarato di voler proporre un pacchetto di sanzioni nei confronti di alcuni esponenti dello Stato israeliano e di chi ha sostenuto le violenze. A questo punto avrebbe almeno potuto fare i nomi delle personalità politiche a cui si è riferito, visto che un coinvolgimento maggiore dell’organizzazione europea potrebbe agevolare una soluzione diplomatica, soprattutto a causa della presenza spettrale statunitense al momento.
Nel frattempo l’ONU torna a farsi sentire, stavolta chiedendo almeno 7 giorni di tregua a Gaza per vaccinare più di 640.000 bambini contro la poliomielite: l’appello viene congiuntamente anche da UNICEF ed OMS. Sembra che alcuni campioni del poliovirus siano stati raccolti a Khan younis e Deir al-Balah. Un campanello d’allarme che arriva proprio durante gli incontri di questi ultimi giorni, un tentativo di sensibilizzazione che non dovrebbe passare inosservato agli occhi dell’IDF e dei vertici israeliani. Visto il corso degli ultimi eventi ed i mancati accordi negli ultimi mesi, sembra difficile che queste cure preventive possano arrivare ai piccoli destinatari in tempo breve.
Un gesto che non è passato inosservato dalla comunità internazionale: una coincidenza negativa in grado di stravolgere il flusso degli eventi durante un periodo sensibilissimo. Eppure di gocce che rischiano di far traboccare il vaso ne abbiamo viste molte ultimamente. Ogni qualvolta si presenta un simile evento c’è l’opportunità che tutto sprofondi nell’abisso più oscuro.