Come cambia la libertà in Internet con il nuovo copyright

Lunedì scorso il parlamento europeo si è espresso approvando la maggiore e più controversa modifica dell’intera legislazione sui diritti d’autore mai affrontata negli ultimi 20 anni. Quando la direttiva entrerà in vigore, in Internet cambierà molto, senza considerare poi la concomitanza che si avrà con l’introduzione del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDRP). E qui è necessario un inciso affinché tutto sia più chiaro.
Il GDRP non è come qualche sprovveduto potrebbe immaginare un semplice clonbox, ma un regolamento che dal prossimo 25 maggio rivoluzionerà un po’ tutto, dalla tecnologia alla pubblicità, alle banche fino alla medicina. Il GDPR sostituisce l direttiva sulla protezione dei dati nata nel 1995, e che fino a ora ha fissato gli standard minimi per il trattamento dei dati nell’Unione Europea. Il GDPR rafforzerà una serie di diritti. Ad esempio, le persone avranno maggior potere di chiedere alle aziende di cancellare i dati personali in loro possesso; e autorità di regolamentazione saranno in grado di operare in concerto in tutta l’UE per la prima volta, piuttosto che dover avviare azioni separate in ciascuna giurisdizione; le loro azioni avranno impatto effettivo, con la multa massima che ora raggiunge anche i 20 milioni di euro (17,5 milioni di sterline) o il 4% del fatturato globale dell’azienda.
Da notare che il GDRP può colpire ogni settore, ma quello che ne risentirà maggiormente sarà il tecnologico che detiene e processa grandi quantità di dati dei consumatori, perciò aziende tecnologiche, operatori di mercato e mediatori di dati che li connettono. Ma l’impatto ancora maggiore sarà sulle imprese i cui modelli di business si basano sull’acquisizione e lo sfruttamento dei dati dei consumatori su larga scala. Se le aziende si affidano al consenso per elaborare i dati, il consenso deve ora essere esplicito e informato e rinnovato se l’uso cambia.
Tenendo presente anche questo, torniamo ora all’approvazione del nuovo diritto d’autore. Con la nuova legislazione, dicono i favorevoli, le persone saranno ancora in grado di caricare contenuti. Nessun problema, dunque? No, rispondono i contrari, perché le aziende tecnologiche – come ad esempio Google – hanno già fatto sapere dovranno rimuovere automaticamente molti più contenuti. Quindi, per il pubblico che ne usufruisce molta meno “sostanza” a cui accedere. Per fare un esempio che sarà chiaro per tutti, prendiamo in esame YouTube. Chi non lo conosce? Chi non ha trascorso almeno qualche ora collegato per assistere a un concerto, ascoltare musica, vedere un tutorial o quant’altro? Oggi Youtube funzione analizzando i caricamenti e confrontandoli con un database di file inviati dai proprietari dei contenuti, dando al creatore originale del lavoro l’opzione per poter bloccare, monetizzare o semplicemente tracciare il file. In base alla nuova legislazione, le società tecnologiche saranno maggiormente responsabili per tutto ciò che è protetto da copyright, e immaginate il delirio su database che contengono miliardi di file! In più, le aziende interessate dalla riforma, la considerano non realistica visto che secondo loro i sistemi esistenti già pagano equamente autori e artisti. E proprio YouTube ha fatto presente che gli utenti dell’Unione europea potrebbero essere tagliati interamente fuori dai video.
Non solo le grandi aziende sono contro la nuova direttiva del copyright, c’è anche chi la osteggia perché la vede come una limitazione alla libertà di espressione in Internet, poiché l’unico modo per garantire la conformità è semplicemente bloccare qualsiasi contenuto generato dall’utente che faccia riferimento ad altri materiali protetti da copyright in qualsiasi modo, incluse critiche, remix o anche semplici citazioni. Inoltre, in molti fanno notare che il nuovo regolamento potrebbe aiutare paradossalmente le grandi società, le uniche ad avere i mezzi per conformarsi alla legge. Per esempio, Raegan MacDonald , capo della politica pubblica dell’UE presso la società indipendente Mozilla, afferma: “Con la possibilità di introdurre le regole sul copyright nel XXI secolo, le istituzioni dell’UE hanno sperperato i progressi compiuti dagli innovatori e dai creatori per immaginare nuovi contenuti e condividerli con persone in tutto il mondo, e hanno invece restituito il potere a grandi case discografiche di proprietà degli Stati Uniti, studi cinematografici e grandi tech “. E siamo solo alla punta dell’iceberg.
Un discorso a parte medita l’articolo 11 del nuovo regolamento, che riguarda specificamente la condivisione di articoli e notizie. Di esso parleremo in seguito.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

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