Comitato Interparlamentare per un Iran libero: Forte preoccupazione per Raisi a Forum Rifugiati

Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per la prevista partecipazione del presidente iraniano Ebrahim Raisi al prossimo Forum Globale sui Rifugiati 2023 che si terrà a Ginevra domani, 13 dicembre. Raisi è stato uno dei principali responsabili del massacro di migliaia di prigionieri politici nel 1988. La sua presenza al forum delle Nazioni Unite contraddice i valori fondamentali che queste rappresentano. Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto il perseguimento di Raisi per il suo coinvolgimento in crimini contro l’umanità come membro della “Commissione della Morte” di Teheran durante le esecuzioni extragiudiziali di massa e le sparizioni forzate di prigionieri politici del 1988. All’epoca, l’allora “Guida Suprema” emanò un decreto che ordinava l’esecuzione di tutti i prigionieri politici affiliati al principale gruppo di opposizione, OMPI/MEK. È stato calcolato che furono giustiziati circa 30.000 prigionieri politici appartenenti a vari gruppi di opposizione, prevalentemente associati a questa organizzazione. Organismi internazionali, comprese le Procedure Speciali delle Nazioni Unite, hanno condannato le esecuzioni extragiudiziali e le sparizioni forzate del 1988 come crimini continuativi contro l’umanità, chiedendo un’indagine internazionale completa sul ruolo di Raisi. Permettere a un individuo con un passato così grave in termini di diritti umani di partecipare a un tale consesso internazionale non farà altro che consolidare la cultura dell’impunità in Iran. Raisi è noto anche per l’uccisione di 1.500 manifestanti nel novembre 2019 mentre era a capo della magistratura e per l’uccisione di 750 persone e l’arresto di 30.000 durante la rivolta del 2022 sotto la sua presidenza. Il 6 dicembre 2023, Amnesty International ha pubblicato uno scioccante rapporto di 120 pagine contenente interviste a 45 uomini, donne e bambini “che hanno subito stupri, stupri di gruppo e/o altre forme di violenza sessuale da parte delle forze dell’intelligence e di sicurezza in seguito al loro arresto arbitrario per avere sfidato decenni di oppressione e di radicata discriminazione basata sul genere”.

Solo negli ultimi due mesi, le autorità iraniane hanno giustiziato almeno 212 prigionieri, tra cui sette prigionieri politici, tre donne e due minori. Almeno tre di queste esecuzioni sono avvenute in pubblico. Il regime iraniano sotto Raisi è anche responsabile di un nuovo piano per reprimere e intimidire i membri dell’opposizione del MEK al di fuori dell’Iran, organizzando processi farsa in contumacia ed estendendo così la sua repressione oltre i confini. Crediamo fermamente che le Nazioni Unite siano baluardo dei diritti umani e della giustizia e non debbano quindi compromettere la propria reputazione invitando un individuo accusato di gravissime violazioni dei diritti umani. Esortiamo rispettosamente l’UNHCR (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) a riconsiderare e revocare tempestivamente il suo invito a Raisi. Sosteniamo, inoltre, la richiesta che Ebrahim Raisi venga indagato e perseguito per il suo coinvolgimento in crimini passati e in corso ai sensi del diritto internazionale, anche da parte di Stati che esercitano la giurisdizione universale.

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