“Commissione anti Fake News” o “Ufficio dossieraggio opposizioni”?

di Sara Kelany E Daniele Conte

Abbiamo già parlato del sottosegretario Martella e della sua commissione di debunkers nominata fresca fresca con Dpcm ieri. Abbiamo già fatto notare il tipico doppiopesismo di chi critica Orban per aver introdotto – si badi bene con legge – pene per punire chi diffonde fake news, ma poi vorrebbe fare altrettanto con una commissione istituita d’imperio da un sottosegretario, senza partecipare le camere, ed escludendo dunque in radice le opposizioni.

Restano tuttavia degli interrogativi.
Chi sarebbero gli esperti nominati da Martella? Secondo quali principi sono stati individuati e poi indicati? Ebbene, sono rappresentanti del Ministero della Salute, della Protezione Civile, Poi l’AgCom, un medico ed “espertissimi” della comunicazione e del fact checking. Costoro dovrebbero “monitorare” notizie false e fuorvianti seminate in rete e sui social relative al Covid 19.

Questo dunque il compito affidato alla commissione, esattamente nell’ampiezza che il decreto del sottosegretario ha inteso fornire all’investitura degli esperti, che peraltro è attribuita a titolo gratuito. Si comprende, anche solo ad una superficiale lettura, l’estensione ciclopica del compito attribuito: monitoraggio dell’intera rete web … Come uno sparuto gruppo di esperti possa adempiere ad un tanto gravoso compito, senza peraltro alcuna dotazione economica, resta un mistero. Appare di rara evidenza che la scansione di tutte le notizie circolanti in rete sul coronavirus abbisognerebbe di un esercito di nerd votati all’abnegazione più totale ed impegnati tutto il giorno a schiene chine sulle tastiere dei pc.

E invece no, secondo il sottosegretario i nostri quattro cavalieri dell’apocalisse riusciranno a districarsi nei meandri del web e con poteri divini dispenseranno … cosa? Sì perché nel decreto non si chiariscono gli effetti materiali del cosiddetto “monitoraggio”. Non si comprende, una volta scovata la storia falsa, quali siano i poteri della neo istituita task force, a quali pene verrà assoggettato il malfattore e con quali conseguenze si dovranno confrontare i mentitori.
Ma v’è di più, un altro dubbio attanaglia ora l’italiano medio (ma anche quello basso e quello alto): su quali presupposti oggettivi una notizia relativa al Covid 19 potrà essere definita falsa o fuorviante?

Sommessamente segnaliamo che sono mesi che si susseguono notizie fornite da fonti ufficiali del governo e della protezione civile recisamente contrastanti oltre che contraddittorie su possibilità di contagio, necessità di mascherine, possibili cure, durata della pandemia, annessi e connessi. Sembra dunque che il sottosegretario richieda ai suoi fedeli monitoratori anche uno sforzo interpretativo al di sopra delle umane possibilità.

Ebbene, date le domande, proviamo a dare una interpretazione coerente a questa ennesima pantomima posta in essere da un governo che di tutta evidenza e sotto tutti i profili non sa che pesci prendere.
In primo luogo, la creazione con decreto di una commissione governativa che monitori le fake news risulta, volendo usare un eufemismo, liberticida. Se ci fosse stata una vera necessità di tutelare l’informazione corretta dei cittadini, Conte ci avrebbe dovuto mettere la faccia, passando per il Parlamento, fornendo al provvedimento la copertura del legislativo. Si rammenti, infatti, che si discute della libertà di espressione, diritto fondamentale costituzionalmente garantito, che illegittimamente viene compressa per il tramite di un decreto a firma del sottosegretario. Un ircocervo giuridico, considerato che anche una commissione istituita con legge ordinaria, se volta a limitare la libertà di espressione, sarebbe falciata dalla Corte Costituzionale per violazione dell’art. 21 Cost.

Atteso inoltre che non si fa menzione degli effetti dell’attività di monitoraggio, si può serenamente affermare che sotto il profilo pratico la task force si rivela assolutamente inutile. Ebbene, considerato il numero esiguo dei componenti e il fatto che forniscono consulenza a titolo gratuito, la commissione come già detto non potrà certamente attenzionare il mare magnum del web, si comprende dunque che il vero meta obiettivo del governo sia quello di mettere in piedi un ufficio di dossieraggio, alle dipendenze del ministro o del sottosegretario di turno, con lo scopo di controllare assiduamente solo quei pochi e particolarmente “attraenti” soggetti, con l’intento poi di demonizzare l’avversario politico.

Quale l’avversario da demonizzare e depotenziare a livello comunicativo? A ben guardare, al netto dei tecnici puri, gli “esperti” che provengono dal mondo dell’informazione hanno tutti una connotazione politica di area ben definita. E infatti Repubblica, Open e Fanpage, testate di provenienza dei cavalieri del sottosegretario, sono chiaramente orientati verso l’area dem e comunque di chiara connotazione anti sovranista. Ai lettori le dovute conclusioni.

Così è e si assesta un altro colpo alla nostra scricchiolante democrazia, come se gestire una situazione di emergenza chiusi dentro palazzo Chigi e a colpi di dpcm e decreti legge non fosse già abbastanza.

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