Si è conclusa domenica (27 aprile), con un enorme successo di pubblico, la mostra Il Tempo del Futurismo, pensata per celebrare l’ottantesimo anniversario della scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti avvenuta il 2 dicembre 1944: sono stati infatti oltre 160 mila i visitatori che hanno ammirato ed apprezzato l’esposizione. Che, scrive Arianna Meloni postando sui social alcune fotografie che la ritraggono nelle sale della Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, è stata la “più visitata dopo il record storico di Van Gogh”. Il capo della segreteria di Fratelli d’Italia, quanto al contenuto della mostra, aggiunge: “ancora oggi il Futurismo ci spinge a riflettere su come la società si trasforma e ridisegna i suoi confini sotto la spinta dell’innovazione”. E conclude ringraziando quanti hanno voluto e promosso l’esposizione (i ministri della Cultura Gennaro Sangiuliano e Alessandro Giuli in primis), la cui visita secondo Meloni è “un’esperienza che arricchisce ed emoziona”.
Sono dunque stati clamorosamente smentiti, dati alla mano, quanti, a sinistra, avevano puntato il dito contro l’evento, suscitando anche sui media polemiche che ne paventavano l’essenza ideologica. Polemiche, le loro, evidentemente politiche e decisamente scollegate da arte e cultura.
Aperta il 3 dicembre presso la GNAMC di Valle Giulia a Roma, l’esposizione, promossa dal Ministero della Cultura e curata da Gabriele Simongini, avrebbe dovuto concludersi a fine febbraio ma è stata prorogata di due mesi, con ristampa del catalogo edito da Treccani andato in breve esaurito (soltanto presso il bookshop della sede espositiva ne sono state vendute oltre 3mila copie).
La mostra, come illustrato sul sito del museo che l’ha ospitata, diversamente da quelle già in passato dedicate al Futurismo si è concentrata sul rapporto tra arte e scienza/tecnologia, con particolare riferimento al rinnovamento della sensibilità umana avvenuto per effetto delle grandi scoperte scientifiche posto alla base della nascita del movimento d’avanguardia fondato nel 1909 da Marinetti. “Una riflessione oggi attualissima, se si pensa che lo tsunami tecnologico dell’intelligenza artificiale sta investendo l’umanità, avverando la profezia della macchinizzazione dell’umano e dell’umanizzazione della macchina preconizzata proprio dai futuristi”, sottolineano gli organizzatori.
Didattica, multidisciplinare e rivolta al grande pubblico, l’esposizione ha reso possibile ammirare oltre 350 opere fra quadri, sculture, progetti, disegni, oggetti d’arredo e film, oltre ad un centinaio fra libri e manifesti, un’idrovolante, automobili, motociclette e strumenti scientifici d’epoca. Inoltre, per descrivere al meglio l’atmosfera futurista, l’esposizione è stata arricchita da due installazioni site-specific. Ha completato l’esposizione un ricco calendario di eventi di approfondimento, che hanno reso l’offerta culturale messa in campo decisamente di primo piano. In proposito Gabriele Simongini ha dichiarato all’Ansa: “In totale abbiamo organizzato 27 eventi”, tra cui i “6 talk del ciclo Vita Futurista, che ha esplorato spazi che sono andati dalla musica al teatro e alla letteratura, dalla moda alla gastronomia”. Inoltre, rivendica con orgoglio il curatore dell’esposizione, Il Tempo del Futurismo “è stata una delle poche mostre pubbliche che si è ripagata interamente la spesa”: il ricavato dei biglietti, infatti, ha coperto interamente la cifra di un milione e mezzo di euro investita per l’evento dal ministero della Cultura.