Altro che Flat Tax, finita nel dimenticatoio, come altre promesse del Governo Giallo-Verde.
La conferma di un aumento della pressione complessiva del fisco sulle tasche degli italiani arriva dal presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, audito in commissione alla Camera sulla manovra. Senza contare l’effetto delle imposte locali, su cui risulta impossibili fare previsioni ma che potrebbero aumentare, la pressione sale dal 42% al 42,4% nel 2019.
Inoltre, il conseguimento dei nuovi obiettivi programmatici di finanza pubblica è esposto a una serie di elementi di criticità.
- Il quadro di finanza pubblica per il 2019 presenta caratteri di transitorietà (per una serie di interventi una tantum) e, soprattutto – come testimoniato dalla creazione di un accantonamento di 2 miliardi a garanzia della tenuta del saldo – di incertezza, in particolare riguardo al disegno effettivo e alla realizzabilità delle misure (ad esempio, dismissioni immobiliari).
- Le variazioni introdotte nell’iter parlamentare hanno modificato la qualità della manovra determinando un’inversione di segno nell’effetto netto complessivo sulla spesa per investimenti e contributi agli investimenti nel 2019: da un aumento di circa 1,4 miliardi inizialmente previsto si passa a una riduzione di circa un miliardo.
- Il raggiungimento del rapporto deficit/PIL nel biennio 2020-21 è interamente affidato alle clausole di salvaguardia su IVA e accise, già significative nel testo iniziale del DDL di bilancio e ora ulteriormente aumentate (23,1 miliardi per il 2020 e 28,8 per il 2021). In assenza delle clausole il deficit salirebbe al 3 per cento del PIL sia nel 2020 sia nel 2021. In pratica, rispetto al profilo iniziale del rapporto disavanzo/PIL al netto della clausola IVA, si passa da una sequenza 2019-2021 [2,4/ 2,8/2,6] a una [2,0/3,0/3,0], con evidenti rischi sulla sostenibilità futura della finanza pubblica.
- L’andamento del rapporto programmatico tra il debito pubblico e il PIL mostra un aumento nel 2018 rispetto all’anno precedente (dal 131,2 al 131,7 per cento di PIL) e una graduale riduzione nel 2019 (al 130,7 per cento) e nei due anni successivi (129,2 per cento nel 2020 e 128,2 nel 2021). Al contrario, in assenza della clausola IVA, nel biennio 2020-21, il rapporto debito/PIL riprenderebbe a salire sia pure leggermente.