Conservatorismo europeo. Tra realismo politico e fermezza di principi.

I Conservatori europei, come ha spiegato la loro presidente, Giorgia Meloni sono oggi la principale novità perché incarnano una proposta euro critica che riesce a coniugare realismo politico con fermezza nei principi.

Il realismo politico e i valori dei conservatori

Il realismo politico è quello che li porta a sfuggire dalle retoriche populistiche fondate su parole d’ordine velleitarie, come l’uscita dall’euro. La fermezza nei principi riguarda i valori dei conservatori, che essi sono disposti a difendere, per esempio contro il martellamento propagandistico globalista. In tal senso l’incontro tra Meloni e Orban, nel momento in cui il premier ungherese è sotto attacco per una legge presentata come omofoba dal partito unico dei media mainstream, vale più di mille dichiarazioni. I conservatori fanno mostra di sapere o almeno di intuire, più di altri, quale sia il vero carattere della Unione Europea. L’euro criticismo populista infatti coglie (o coglieva) un elemento importante ma non essenziale della Ue. I populisti si contrapponevano a Bruxelles per ragioni soprattutto economiche e per i vincoli di bilancio rigidi che impone. Nella vulgata populista, l’Europa era matrigna perché non ci consentiva di spendere.  Ora questa critica ha perso vigore dopo che la Ue ha adottato una politica espansiva, anche se i fondi del Recovery sono in buona sostanza i nostri soldi che ci vengono graziosamente prestati. Ma questa critica prettamente economicistica ha un altro difetto: parte da un punto di vista socialista, che un conservatore fa fatica ad accettare. Il conservatore non critica laUe perché troppo poco dirigista, vi si oppone perché lo è eccessivamente. Il vero punto per cui noi conservatori dobbiamo contrastare questa Unione europea è politico e culturale. Politico perché la Ue vuole sciogliere le sovranità nazionali in una posticcia sovranità europea di carattere post democratico, in cui il legame tra popolo e rappresentanza deve essere reciso per sempre. Culturale o per meglio dire identitario perché la Ue accompagna la creazione artificiosa di questa pseudo sovranità con un processo di omologazione culturale.

La “comunità di valori”

Lo scontro tra i tredici paesi Ue (tra cui l’Italia) e l’Ungheria è significativo e quando il premier olandese spiega che Budapest deve uscire dalla Ue perché non rispetta la “comunità di valori”, Rutte mostra come il progetto europeistico sia nella sua natura fortemente totalitario. Ovviamente i valori di cui parla Rutte non sono le radici, le tradizioni, la religione, la lingua dei vari popoli europei ma quelli del globalismo progressista, sposati appieno anche dai partiti del Ppe. Ecco la vera natura della Ue: non il suo essere tirchia, diciamo così, ma il suo essere prepotentemente invasiva nella sfera anche quotidiana delle nostre vite. Dietro la parola d’ordine della “diversità “, uno dei tanti concetti vuoti, semplici flatus voci, del dizionario del perfetto progressista, si cela in realtà il suo opposto, una volontà di livellamento e di omologazione che rende la Ue la perfetta erede del sogno distopico dell’Illuminismo e poi, nel Novecento, del comunismo. Non è dunque un caso che chi ha combattuto quella esperienza si ritrovi oggi in primo piano nella critica al progetto globalistico della Ue: e i conservatori prima di tutto

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Marco Gervasoni
Marco Gervasoni
Marco Gervasoni (Milano, 1968) è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università degli Studi del Molise, editorialista de “Il Giornale”, membro del Comitato scientifico della Fondazione Fare Futuro. Autore di numerose monografie, ha da ultimo curato l’Edizione italiana delle Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia di Edmund Burke (Giubilei Regnani) e lavora a un libro sul conservatorismo.

1 commento

  1. Perfetto Professore. Dopo l’invasione di regole, anche assurde, è verificato il loro fallimento che però ci ha sottomessi, vogliono invaderci oltremodo. Gli ex paesi comunisti non credo si adegueranno alla Eu. Già sono reduci da violente dittature e mi pare che l’Ungheria sia stata una delle prime a scacciare il mantello comunista di dosso. Grazie per quello che scrive. Leggo pochi commenti, cioè sono pochi quelli che mi piacciono. Saluti

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